Il cambiamento di cui abbiamo bisogno, ormai lo sappiamo, deve puntare a rendere il mondo un posto migliore per le nuove generazioni. Ma non ci possiamo limitare a scaricare su di loro l’impegno di fare qualcosa di concreto per migliorare la società, anzi dovremmo renderci conto che questa società da migliorare è quella che hanno creato i nostri genitori e i nostri nonni e che noi abbiamo perpetrato. Le nuove generazioni, come accade sempre nella storia, la subiscono.

Ma se è vero che noi adulti ci siamo resi conto da tempo che le cose vanno cambiate, allora una piccola assunzione della nostra responsabilità verso le donne e gli uomini di domani, consiste anche nel rassicurarli e nello spiegare che tanti pregiudizi e stereotipi che hanno limitato o condizionato le nostre vite e le nostre infanzie, non sono altro che dannose gabbie, muri da abbattere per raggiungere una consapevolezza in se stessi e nelle proprie possibilità.

In questo dialogo rassicurante, possiamo tentare un passaggio di testimone più sano con chi ci succederà diventando presto protagonista perché il futuro è loro, ma noi abbiamo la responsabilità di indicare una strada che sia più dritta ed inclusiva rispetto a quello che in molti casi ci è stato insegnato, partendo dalle piccole cose.

“Viola e il Blu”, chi l’ha detto che le bambine devono amare il rosa e i bambini l’azzurro?

Perché si sa, le grandi rivoluzioni partono spesso da una minuscola battaglia che però, ne contiene molte altre di più grandi e fondamentali. Per esempio, chi l’ha detto che le bambine devono amare il rosa e i bambini l’azzurro? Già scrivendolo, sembra una cosa che ci riporta ad una visione del mondo da anni ’50, ma questa condanna del rosa che a lungo ha pesato sulle bambine, è lo spunto da cui parte lo scrittore Matteo Bussola, per raccontare una storia che vuole aiutare a scardinare gli stereotipi di genere e che è al centro del suo libro Viola e il blu. Pubblicato nel 2021, questo libro si rivolge principalmente ai bambini e ai ragazzi, ma visto che ad avere più problemi con gli stereotipi sono spesso i loro genitori e i loro nonni, la storia della giovanissima protagonista Viola, può sicuramente essere un utile strumento anche per l’educazione degli adulti, di cui poco si parla, ma che su questi temi è un’altra vera urgenza.

Viola e il Blu di Matteo Bussola

La storia di Viola

Viola e il Blu è la storia di Viola, una bambina che ama moltissimo il colore blu: il suo cappottino preferito è blu, la sua cartella è blu e il suo monopattino è blu. Per questo amore per il blu Viola viene presa in giro, da compagni di scuola e adulti, che le dicono che, in quanto femmina, dovrebbe amare il rosa, non il blu. Viola non se ne fa una ragione di questa che sente come un’incomprensibile limitazione, e ne parla con il padre.

Il padre le spiega che una volta il blu era il colore del femminile e il rosa, derivato del rosso, simbolo di guerra, del maschile. Partendo da questa discriminazione cromatica, parlando con il suo papà, Viola ragiona su molti altri stereotipi che stritolano ancora adulti e bambini, tanto le femmine quanto i maschi. Per esempio, si chiedono Viola e il suo papà, per quale motivo un padre che fa il padre occupandosi dei figli, viene etichettato (e ridicolizzato) con il termine “mammo”? O anche: perché una donna tosta viene sempre etichettata con attributi maschili, “una donna con le p**le“? Durante queste conversazioni, Viola scopre che anche la scelta del suo nome è legata al suo amato Blu, che mischiandosi con il Rosa fa il colore Viola, e questo perché dentro ognuno di noi ci sono tante cose e  tanti colori, e ognuno può dipingersi come vuole.

Il libro è arricchito dalle illustrazioni dello stesso autore, ed è, oltre che una piacevole lettura, uno strumento prezioso, per accompagnare piccoli e grandi alla scoperta dell’assurdità delle etichette che non fanno che pesare su esistenze che, con uno sguardo più aperto e profondo, si rivelano meravigliosamente complesse e dunque colme di potenzialità tutte da scoprire e sviluppare

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