E voi? Ci credete alle coincidenze?

Io non molto, devo dire, e quando questa mattina mi si sono imposti al pensiero due libri su cui non tornavo da tempo, ho deciso che era il momento di tornare a dare loro spazio alla scoperta di qualcosa che forse non è poi così nota.

Sto parlando di Winnie Puh, nulla di nuovo, penserete voi, e avete ragione, immagino che per la maggior parte di noi l’orsetto Winnie Puh faccia venire alla mente la trasposizione in animazione disneyana (su cui non entrerò in questa sede) o al massimo il romanzo di Alan Alexander Milne con le illustrazioni di Shepard (edito da Salani).

E invece oggi vorrei provare a mettere questo eccezionale romanzo per bambini a confronto con altri due libri del medesimo autore e con il medesimo protagonista assoluto… No, il protagonista non è Winnie Puh bensì Christopher Robin, il figlio di Milne. Sto parlando delle due raccolte di poesie Quando eravamo davvero giovani e Ora abbiamo sei anni entrambe in Italia edite da Electa Kids.

Le conoscete? Avete mai avuto la fortuna di incontrarle?

Proviamo intanto a fare un po’ di storia: il primo romanzo Winnie Puh risale a quasi un secolo fa, era il 1926, e nel rileggerlo oggi nella traduzione di Luigi Spagnol vi accorgerete di quanto la narrazione sia ancora potente, perfetta per i nostri bambini e bambine che possono già goderne nella lettura ad alta voce dai 5 anni in su.

Quando eravamo davvero giovani, invece, è una raccolta di poesie eccezionale che precede di due anni il romanzo, era il 1924 e l’orsetto per come lo conosciamo oggi non esisteva ancora: compare per la prima volta, ma insieme ad altri personaggi, e il protagonista assoluto resta Christopher Robin.

La seconda raccolta di poesie Ora abbiamo sei anni, invece, è di un anno successivo al romanzo, 1927 e della elaborazione narrativa delle avventure di Christopher Robin e Winnie Puh risente necessariamente. Dell’anno successivo, il 1928, sarà infine il La strada di Puh.

Non è il caso in questa sede di entrare nel dettaglio di ciascun libro che vi invito a scoprire con i vostri piccoli lettori e lettrici, ma quello che vorrei rilevare (e che secondo me fa ancora imporre la qualità e bellezza di questi libri non a chi si diverte con la letteratura ma ai lettori e le lettrici più giovani) è la capacità di questo autore, questo papà forse potremmo dire, di entrare in sintonia con il pensiero profondo del figlio fino a renderlo protagonista assoluto di due tipologie letterarie molto diverse eppure in questa esperienza straordinaria complementari.

Se il romanzo fa di Christopher Robin un protagonista narrativo e si presta a raccontare avventure fantastiche vissute dal bambino insieme ai suoi amici animati, le poesie ci fanno conoscere il vero Christopher Robin, prima piccolino e poi più grande (ora abbiamo sei anni) che si confronta, e si scontra, con il mondo e le regole degli adulti.

Milne riesce sempre ad essere dalla parte del suo protagonista, del suo bambino (ma per estensione di qualsiasi bambino o bambina), e lo si sente, nelle poesie, sin dal plurale del titolo, quel’eravamo davvero giovani e abbiamo sei anni in cui lui, ex soldato, uomo di una certa età del primo Novecento, si mette alla stessa altezza, direi che si innalza all’altezza del suo piccolo Christopher Robin; e così dà voce e dignità al suo essere bambino e al suo essere personaggio letterario in un’epoca in cui l’infanzia era ancora un concetto piuttosto sfumato ed era soprattutto molto poco riconosciuta e rispettata.

Questi libri arrivano a noi oggi puliti e intatti nella loro essenza profonda, il che li rende dei classici del genere pronti a entrare nell’immaginario dei nostri giovani lettori e lettrici.

La dedica di Quando eravamo davvero giovani è questa:

A Christopher Robin Milne o, come lui preferisce farsi chiamare, Billy Moon, questo libro, che tanto gli deve, è ora offerto con umiltà.

Io la trovo straordinaria, e voi? L’umiltà di un uomo, un padre, che dedica con semplicità al proprio figlio una raccolta di poesie che senza questo bambino non sarebbe mai esistita. Al pari del romanzo, un classico vero e straordinario, che senza questa storia eccezionale tra padre e figlio e questo pregresso poetico forse non avrebbe visto la luce e noi avremmo perso davvero tanto!

Vorrei lasciarvi non con una citazione del romanzo – che credo sia più noto e che vi invito ad andare a rileggere e riscoprire insieme ai vostri bambini e bambine, specie leggendolo ad alta voce insieme, regalandovi momenti indimenticabili di intimità e divertimento – bensì con una poesia che trovo tra le più moderne e intramontabili della prima prova di Milne rivolta a bambini e bambine, un auspicio utopico a cui credo ancora si debba tendere guardando all’infanzia. Il suo titolo è Indipendenza.

Non mi è mai, mai, mai piaciuto il loro “Attento, caro!”.
Non ho mai, mai, mai voluto il loro “Tienimi la mano”.
Non ho mai, mai, mai ascoltato il loro “Scendi, caro”.
Non sono cose belle da dire. Ma non capiscono, è strano.

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