“Bello mondo. Improvvisazione a tre voci”. Il suono della poesia al Romaeuropa Festival 2024
Il suono della poesia di Mariangela Gualtieri con Uri Caine e Paolo Fresu al Romaeuropa Festival 2024. Il 24 settembre al Teatro Argentina
Il suono della poesia di Mariangela Gualtieri con Uri Caine e Paolo Fresu al Romaeuropa Festival 2024. Il 24 settembre al Teatro Argentina
È come il titolo del suo libro, una Bestia di gioia, Mariangela Gualtieri, poetessa dai versi dolci, violenti e gentili (fondatrice insieme a Cesare Ronconi del Teatro Valdoca), che non smette di meravigliarsi e meravigliare. Bello mondo – ultima raccolta in cui convergono alcuni dei suoi componimenti (tra cui Ossicine, Fuoco Centrale, Bestia di gioia, Quando non morivo) – la dedica ai giovani (perché si pensa che la poesia sia unicamente cosa da grandi?) e anche a sé stessa, quella di allora e quella di oggi, a tutte le me stesse che è stata.
Interamente centrato sul suo essere e sul suo sentire (in primis umano), il suo poetare speranzoso parte dall’io ma è altruista e mai egoriferito. Una confessione pacata e mai tormentata.
I suoi versi, ora, si spargono in uno spettacolo nuovo. Da sempre tutt’uno con il palcoscenico, la sua voce diventa una conversazione incessante, una danza che intreccia note e parole in una sola partitura:Bello mondo. Improvvisazione a tre voci il 24 settembre è al Teatro Argentina, all’interno del Romaeuropa Festival 2024. Qui Mariangela Gualtieri si confronta con il pianista Uri Caine, architetto sensibile della musica contemporanea e Paolo Fresu, virtuoso trombettista jazz.
Declama il suono, Gualtieri, tra astratto e concreto, animato e inanimato, mistero e essenzialità: perché la poesia
«ha ritmica, ha melodia, timbro. Musica è. Tutti i poteri della musica. Tutti li ha».
La recita in pubblico, impone all’altro – senza però alcuna invadenza – di porgere orecchio, invitando lettore e ascoltatore a interiorizzarlo, questo suono. L’ottimo connubio teatrale, poetico, musicale – Gualtieri, Caine, Fresu – è un bagno acustico fatto di ossimori, ripetizioni, anafore: la poetessa disegna con le parole immagini delicate che commuovono, rassicurano, stravolgono e devastano al tempo stesso. È la delicatezza del poco e del niente che ha sedotto tempo prima Roberto Latini che ha già portato nei teatri alcuni suoi componimenti, facendoli scorrere uno dopo l’altro, in violenta successione, su di un palco. Per poi spingerli a straripare, inondando il pubblico, con inaspettata ferocia.
L’incanto fonico gualteriano – definizione presa in prestito dalla poetessa Amelia Rosselli – dalla scrittura, dalla pagina, si deve tradurre per poi materializzarsi: bisogna recitarla. Così la poesia infuocata di Gualtieri prende corpo anche nell’Interpretazione a tre voci, insieme a Caine e Fresu. Pronta a schiaffeggiare, stimolare l’ascolto attivo, attenzionando tutti alla voce del verso:
«questo ci tocca: liberare nell’aria il verso, trovare la sua forma sonora. Incanto fonico si chiama».
Il trio si confronta allora sulla bellezza del mondo, perché, nonostante le crudeltà, le ferite e la disperazione, c’è splendore in ogni cosa. Bellezza e gioia restano il centro vivissimo di Gualtieri che rifiuta un linguaggio isolato. I tre interpreti – musicisti ognuno a suo modo: voce, pianoforte e tromba – approfondiscono il dialogo fra verso e musica, tra intimo e universale. Con l’allestimento e le luci di Cesare Ronconi, s’innalza così un canto alla terra. Quella di Gualtieri, accompagnata da Caine e Fresu, è una riflessione sull’agire dell’uomo, sulla sua
«grazia e la sua violenta sgraziataggine»,
amplificata dalla musica e dalle sue suggestioni. La tensione poetica – che con uno sguardo attento, personale e generosa passa naturalmente dall’io al tu, dal tu al noi – mira ancora a concretizzare e realizzare la parola, traducendo il verso in un coinvolgente ascolto al presente:
«Amare, adorare, / amare potentemente il mondo / questo bisogna ora».
Non si resta indifferenti a questa poesia che brucia, a questa Sirena contemporanea dalla voce sottile e potente, che scuote menti e ribalta stomaci con continui cortocircuiti e sfumature ermetiche e metaforiche ma ugualmente chiare e comprensibili. È inutile resistere all’incanto (fonico) – tangibile – delle sue parole. Mariangela Gualtieri – come la musica e quindi Fresu e Caine – parla all’interiorità, senza artifici. E rende l’esperienza dell’ascolto intensa e reale. Talmente vera che vien voglia di farsi legare, senza tapparsi le orecchie. E accogliere il suono dei suoi versi, liberi da opposizioni.
Bello mondo. Improvvisazione a tre voci
Mariangela Gualtieri
Paolo Fresu
Uri Caine
Durata 60’
24 settembre – Teatro Argentina | biglietti acquistabili qui
Programma completo Romaeuropa Festival (4.09 – 17.11) qui