“Chiederò perdono ai sogni”: il libro che indaga il tema del tradimento
il tradimento può avere una motivazione valida? In "Chiederò perdono ai sogni" Sorj Chalandon risponde attraverso la storia di un ex combattente.
il tradimento può avere una motivazione valida? In "Chiederò perdono ai sogni" Sorj Chalandon risponde attraverso la storia di un ex combattente.
Chiederò perdono ai sogni è un libro scritto da Sorj Chalandon che ci invita a riflettere sul tradimento e le sue possibili motivazioni.
Tradire significa venire meno ad un dovere o ad un impegno morale di fedeltà e di lealtà. E’ una parola a cui si dà normalmente un significato negativo.
Ma chi può decidere se è più eroico immolarsi per un ideale e morire per quello o disattendere ogni impegno dato per arrivare a realizzare quell’ ideale stesso?
Tradire consapevolmente, agire coscientemente contro i propri principi e sconvolgere, marchiare il resto della propria esistenza e di quella dei nostri cari, può essere considerato alla stregua di un atto eroico?
Il tradimento può avere una motivazione valida, una ragione che lo giustifichi?
Giuda Iscariota tradì Gesù per 30 monete d’argento, cambiando il significato del nome proprio Giuda, in un aggettivo dispregiativo. Ma senza Giuda e il suo tradimento, Gesù non avrebbe potuto portare a compimento nulla.
Tyrone Meehan nasce negli anni ‘20 e cresce in Irlanda, avvelenata dal clima di odio fra cattolici e protestanti che insanguina le strade.
In ogni pagina apprezziamo una narrazione storica ricca e precisa, ma anche umana e interiore, sulla lotta che portò avanti l’IRA (Irish Republican Army) per la difesa dell‘Irlanda cattolica. È la storia di un uomo che fa una scelta che lo inseguirà tutta la vita.
Tyrone Meehan nasce povero, in una famiglia numerosa, sostenuta da una madre piegata dalla fatica e da un padre violento e ubriacone. La rabbia per non essere riuscito nella lotta di unificazione dell’Irlanda divora l’uomo, che si sfoga picchiando forte i figli, seminando paura, urlando e ferendo anche l’aria e le parole.
Non vedendo più un futuro diverso davanti a sé, decide di mollare, di lasciare questo mondo e la sua famiglia, che si trasforma in “una marmaglia livida e affamata”.
Tyrone impara ben presto cosa significhi essere cattolici irlandesi e subire le violenze dei lealisti, alleati degli inglesi protestanti. E per questo, fin da ragazzo, ha un solo scopo nella vita: lottare per l’indipendenza del suo Paese al fianco dell’IRA.
Lascia la scuola cattolica e si unisce all’insegnamento repubblicano il cui credo è “ Brits out” (i britannici fuori).
“Mio padre mi aveva lasciato in eredità questa certezza, e niente più”.
Inizia a partecipare ad azioni contro i britannici. E’ un ragazzo intelligente che si fa tante domande. Per esempio durante la seconda guerra mondiale è logorato dal dubbio se sia giusto, in quel momento in cui il mondo è coinvolto nella più terribile guerra totale contro il nazismo, continuare la guerra per l’indipendenza o piuttosto sarebbe più giusto restare neutrali. Ma la risposta è sempre quella:
“Un problema posto alla Gran Bretagna è una soluzione offerta all’Irlanda“.
Tyrone passa da una azione terroristica all’altra, alternando periodi di prigionia e isolamento, senza mai avere un ripensamento né un dubbio sulla scelta di vita fatta, sostenuto dai compagni di lotta. “Eirinn go Brách” (Irlanda per sempre, in gaelico) fu l’inno di tutta la sua vita.
Durante una delle strenue battaglie armato di disperazione, odio e poche armi, Tyrone si macchia di un delitto inconfessabile, che segnerà la sua vita per sempre e anche quella dell’IRA. Alla fine degli anni ’70 Tyron subisce l’ultimo arresto.
In Chiederò perdono ai sogni troviamo una descrizione dettagliata e cruda delle terribili condizioni delle prigioni e anche del trattamento che viene riservato ai prigionieri dell’IRA. Subiscono umiliazioni continue, non sono considerati prigionieri politici.
Per non restare nell’ombra decidono di fare una protesta disperata: di abbrutirsi. Usano il pavimento come gabinetto; si circondano di sporcizia, vivono fra gli scarafaggi, respirano un fetore stordente causato gli escrementi spalmati sui muri come un intonaco; larve sulle ferite, capelli e barbe incolte; nessun contatto col mondo esterno; nessuna lettera nessuna visita, non è concessa neanche l’ora d’aria.
Nonostante tutto, col cuore indurito dalle privazioni, hanno ancora la forza di gridare al nemico (“baciami il culo“ in gaelico)
“Póg mo thóin”.
Le guardie inglesi che condividono quel posto malsano decidono di cambiare la situazione. Prendono a forza i prigionieri e li lavano con l’acqua gelata, tagliando barba, capelli, orecchie, quello che capita: riversano odio e i nomi dei caduti per mano dell’IRA sui prigionieri; gli altri di rimando, urlando, fanno lo stesso. Una scena violenta e drammatica… senza via d’uscita.
Anche Bobby Sands è in quella prigione e porta avanti strenuamente uno sciopero della fame per avere pochi diritti, sempre negati dall’inflessibile Primo Ministro Margaret Thatcher.
Sembra impossibile ma le richieste erano di avere abiti civili, di potersi riunire liberamente, di non lavorare per la prigione, di ricevere una visita o un pacco a settimana, avere il condono della pena. Nessuna di queste richieste fu mai presa nemmeno in considerazione, e Bobby Sands muore dopo 66 giorni di sciopero della fame.
Dopo aver scontato la sua pena Tyrone esce di prigione da eroe, ma la vita gli presenta il conto. Il nemico inglese scopre la verità inconfessabile che lui aveva messo in un angolo nascosto della sua coscenza. Subisce un ricatto. Scegliere di confessare tutto all’IRA sarebbe stato peggio; l’IRA non avrebbe mai rinunciato al Tyrone eroe; l’avrebbe obbligato a tacere e questo avrebbe avuto per lui un sapore ancora più amaro.
Allora sceglie di tradire. Di vivere la doppia vita: eroe per l’IRA, informatore degli inglesi. Di diventare brathadóirí (traditore in gaelico).
“per diverse notti non riuscii a dormire . E un mattino, al risveglio, la mia decisione era stata presa. Avrei tradito il mio popolo perché non fosse l’IRA a doverlo fare. Tradendo l’IRA, l’avrei preservata intatta”.
I patti stabiliti con gli inglesi garantivano che la sua collaborazione non avrebbe portato arresti o vittime, ma sarebbe servita a salvare vite e a non rovinarne altre. Questa era la premessa al suo tradimento.
La vita di Tyrone scorre con questo segreto (tenuto nascosto perfino alla moglie), fino ai giorni nostri. Finalmente la politica arriva ad un compromesso e l’IRA decide di deporre le armi e di rinunciare ad ulteriori atti terroristici. Tutto diventerà trasparente. Si scopriranno le verità nascoste.
E la vita presenterà il conto a Tyrone.
La vicenda raccontata dall’autore fa riflettere sul ruolo che ognuno di noi può decidere di avere nella storia. Si possono fare delle scelte diverse e impopolari. Ma tutti sono importanti. Si può essere eroi in tanti modi.
Vorrei fare solo una ultima riflessione sull’Irlanda. Nonostante sia stato un Paese povero e abbia avuto una storia passata e recente travagliata e dolorosa, ha scelto di guardare avanti. Non si è fermato alla faida ma ha scelto di diventare una Nazione appetibile e accogliente per investitori e giovani talentuosi.
Offre opportunità di studio e di lavoro, la sua economia è florida, la sanità è pubblica, l’istruzione è obbligatoria e garantita. Il matrimonio omosessuale è legale dal 2015 e le adozioni per le coppie omosessuali sono un diritto dal 2016.
Nonostante sia il Paese cattolico per eccellenza, il popolo irlandese ha reso possibile la realizzazione di uno Stato laico che garantisce i diritti civili, mantenendo la religione e i suoi dogmi ben distinta e separata.