Gli occhi di Letizia Battaglia sono ancora aperti, fissi e salati. Un mare che si muove lento capace di trasportare sulle rive e derive delle sponde delle nostre vite pezzi di specchi a forma di fotografia in cui commuoversi e indignarsi.

I suoi sono scatti con gli occhi, immagini di fibre e carne, sangue e sentimenti, voci ed echi, urla e canti, dolcezza e smarrimento. Fotografie dei cinque sensi, fotografie olfattive, fotografie in un secolo che è stato lotta e resistenza poetica e civile.

Letizia Battaglia non se n’è mai andata, i suoi occhi sono ancora qui, capaci di parola e suono. Sono occhi del Sud che hanno saputo raccontare quella profondità nascosta di quel Meridione maledetto e segreto, quel Sud doloroso, quel Sud a forma di isola sprofondata. “Letizia Battaglia. Testimonianza e narrazione” è la mostra ospitata al Palazzo delle Arti Beltrani di Trani – che ne celebra la sua visione neorealista e sociologica ad un anno dal suo volo. Trenta scatti in bianco e nero realizzati fra il 1972 e il 2003 provenienti dall’Archivio palermitano che porta il suo nome.

Questa mostra è un vero dono in questo periodo di delirio, una finestra spalancata sul Novecento, un secolo sanguinante, devastante ma allo stesso tempo che ha saputo anche ritrovare sprazzi di purezza dal secondo dopo guerra in poi in quella dignità della povertà, nella sua autenticità, nella sua drammatica bellezza.

Un secolo che ha squarciato con ferocia la madre-terra siciliana, vero cuore dell’Italia, con la violenza stragista mafiosa. Letizia Battaglia ha saputo raccontare tutto questo, nella gioia e nel dolore, un patto sacro e sincero con la verità e l’ha fatto con coraggio e spirito rivoluzionario combattendo dalla parte delle donne, dei bambini, cercando di sconquassare quelle coscienze assopite, dormienti e accomodanti complici di quell’inerzia che diventa omertà.

Le battaglie di Letizia Battaglia sono curve e linee della vita ridisegnate sul palmo della sua mano, quella mano che ha imbracciato la macchina fotografia per mettere in pratica il suo impegno civile.  Questa antologica preziosa presenta i suoi scatti diventati iconici, fra cui La bambina con il pallone del quartiere Cala di Palermo, Pier Paolo Pasolini, le vittime della mafia come Piersanti Mattarella, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, i riti sacri delle processioni.

L’impegno civile di Letizia Battaglia nella sua denuncia contro la mafia è stata una vera lezione per la mia generazione, alla ricerca di quel riscatto di un Sud malato, le sue foto sono state radiografie tumorali su cui cercare la cura ( è stata segnalata per il Nobel per la Pace dal Peace Women Across the Globe).

Non è stata una semplice fotoreporter ma una vera e propria poeta. Dal quotidiano «L’Ora» di Palermo al “New York Times” sempre con la stessa purezza e verità. Nelle foto in mostra a Trani ritroviamo anche il suo lessico pasoliniano, le sue testimonianze sono una macchina del tempo, ci prende per mano e ci conduce in quella Sicilia guttusiana che sembra uscita da un film di Vittorio De Sica e allo stesso tempo negli anni in cui quelle opere sono state scattate trasportava il pubblico nel futuro, quello di oggi.

Mostrando il degrado ambientale lasciava quel piccolo affannato fiato necessario per immaginarsi ed osare la speranza in una curva morale ed atto civile come quello in atto oggi grazie a Greta e al suo Fridays for Future e gli attivisti di Ultima generazione, che con le loro azioni di contestazione vogliono semplicemente dirci che l’ambiente e la natura sono un’opera d’arte e se ci indigniamo perché loro le imbrattano (con vernice lavabile) dovremmo indignarci anche per i combustibili fossili che imbrattano la natura (e non certo con veleni  lavabili). E’ questa la visione di Letizia Battaglia e credo che oggi la Maestra sarebbe al fianco di questi giovani.

Le immagini provengono dall’Archivio Letizia Battaglia di Palermo e sono selezionate dai loro curatori Marta e Matteo Sollima, nipoti della fotografa, i testi che accompagnano l’esposizione sono di Alessia Venditti e Andrea Laudisa. Visitabile fino al 31 maggio (info: tel. 0883500044, e-mail info@palazzodelleartibeltrani.it).

Monreale (PA), 1979, una bambina lava i piatti in condizioni indigenti.
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