Partiamo da questo video: un abbraccio un po’ “speciale”.

La dimensione relazionale, così cara e così fondante per noi esseri umani, si esaurisce all’interno della nostra specie?  Se pure mantiene delle peculiarità che le sono proprie, possiamo senz’altro ampliare il nostro bisogno di relazione ed estenderlo ben oltre i confini di specie. Condividiamo con gli altri esseri viventi il bagaglio emozionale che ci consente di interagire sino a forme di relazione profonda, ma anche quelle più semplici ed essenziali rappresentano un prezioso valore. E come non citare il senso benefico e di appartenenza che ci attraversa quando ci immergiamo in un bosco, contempliamo un tramonto, ammiriamo lo spettacolo che la natura ci offre?

E’ bello immaginare un abbraccio virtuale che ci connetta al mondo in cui viviamo, un abbraccio che riesca a mantenerci in profondo contatto, direi in relazione, regalandoci i prodigiosi effetti benefici di tutte le “relazioni che curano”.

Come spiega bene il libro Animali terapeuti, manuale introduttivo al mondo della pet therapy, a cura di Francesca Cirulli, sono sempre più numerosi i dati che sottolineano gli effetti benefici della natura e del rapporto con gli animali nei percorsi di “cura” siano essi terapeutici che riabilitativi e ci inducono a pensare all’opportunità di allargare i confini dei contesti clinici e terapeutici sino a ri-contemplare la nostra appartenenza al mondo della natura.

L’essere umano ha sempre trovato nel suo ambiente naturale le risorse per la sua sopravvivenza, sancendo, di fatto, la grande importanza di questo legame a cui dobbiamo la nostra stessa sopravvivenza. Legame, appartenenza, in fine relazione, sono queste le lenti che dovremmo usare per “leggere” la qualità delle nostre interazioni con le altre specie e con la natura nel suo insieme. Ogni essere vivente, umano o animale, ha una propria peculiarità che trova la più autentica espressione nella rispettosa interazione reciproca. In questo senso dovrebbero venir meno tutte le argomentazioni a favore o contro il primato dell’essere umano su tutte le altre specie che abitano il nostro stesso pianeta.

Il punto è proprio quello di riuscire a stare in relazione, ciascuno con la propria specificità, in modo da valorizzare a pieno le potenzialità di questi “incontri”, in qualsiasi forma essi avvengano. Nessun primato, dunque, questa potrebbe essere la sfida. Eppure Homo Sapiens ha un bagaglio di strumenti cognitivi e meta-cognitivi che una specificità diversa da tutte le altre specie gliela conferisce senz’altro. Come usare queste abilità e queste competenze? A noi la scelta. Custodi o Predatori? Possiamo al meglio essere sia l’uno che l’altro.

Nel panorama delle relazioni possibili con gli altri esseri viventi, possiamo cominciare con il dare un’occhiata a quella con i nostri cugini primati, gli scimpanzé. Un dato rilevante è che Homo Sapiens condivide il 99% del DNA con gli scimpanzé. Molto, moltissimo direi. Senza entrare nelle argomentazioni più dettagliate di ciò che ci accomuna e ciò che ci differenzia, possiamo però prendere atto di quanto repertorio comportamentale ed emotivo condividiamo.

Certo, non è così comune avere un’esperienza di incontro o di relazione con gli scimpanzé ma possiamo far tesoro delle esperienze di ricercatori che si sono impegnati nello studio di questi animali e della loro relazione con gli esseri umani, che hanno imparato a conoscerli e a comprendere le loro modalità di interazione. Possiamo beneficiare degli effetti positivi sul nostro umore e sulle nostre emozioni anche guardando alcuni filmati. In un momento storico in cui tanto ci mancano gli abbracci, ho scelto due piccole testimonianze che vengono proprio da un abbraccio. Il primo, che abbiamo visto in apertura, racconta di una vecchia scimpanzé, Mama, di 59 anni alla fine della sua vita, si sta lasciando morire e rifiuta cibo e liquidi. Ma c’è un momento davvero assai toccante, è quello in cui riconosce il suo amico biologo Jan van Hooff con cui ha lavorato per tanti anni, lo riconosce, lo abbraccia, gli accarezza la testa, e da lui prende anche un po’ di cibo. Lo sforzo fatto allo stremo delle sue forze per onorare, in qualche modo, la relazione con il suo amico, ci dimostra, senza voler antropomorfizzare Mama, che lei a quel legame ci tiene. E come.

Un altro abbraccio è quello di Wounda, una scimpanzé recuperata dal centro di Jane Goodall, un’etologa che ha speso tutta la sua vita nello studio degli scimpanzé e dei primati in genere: superata la fase di riabilitazione e di recupero, sarà proprio un abbraccio l’ultimo gesto con cui Wounda saluta Jane prima di ritornare nel suo habitat.

Per approfondire il tema consiglio il libro L’ultimo abbraccio, che prende il titolo proprio dall’abbraccio di Mama: un saggio scritto dall’etologo e primatologo Frans de Waal in cui l’autore ci racconta come gli animali mostrano di provare emozioni. E non solo. In un suo TED, Frans de Waal ci racconta anche di come i nostri cugini scimpanzé siano in grado di mostrare empatia, collaborazione, senso di giustizia e di reciprocità.

Insomma, un grande potenziale di cura e di benessere attorno a noi. Forse ci conviene esserne custodi più che predatori: nel prenderci cura di ciò che ci circonda, ci prendiamo anche cura di noi stessi.

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