Da mesi ormai la croce che grava sull’umanità si chiama guerra. C’è uno sforzo di comprensione collettivo, sia sui giornali sia sui social, che però, soprattutto sui social, paga un pegno notevole all’ideologia, allontanando dalla verità sia chi spiega sia chi ascolta.

Come laureato in scienze politiche, vieppiù nell’indirizzo politico-internazionale, cioè specializzato nei meccanismi dei rapporti fra stati sia in pace sia in guerra, non posso esimermi dall’abbozzare un quadro scientifico, ossia superiore all’umore del tempo, attraverso la disciplina che studia l’atteggiamento e il comportamento umano in politica, cioè la scienza della politica, altrimenti detta politologia.

La politologia sta alla politica come la fisica sta ai fenomeni naturali, ma mentre in questo secondo caso è sempre possibile riprodurre l’oggetto dei propri studi (vedi ad esempio il famoso esperimento della mela di Newton per lo studio della forza di gravità, ripetibile in ogni contesto), nel nostro caso non si può, la macchina del tempo non esiste, non è possibile tornare indietro per riprodurre questo o quel conflitto, ed è per questo che erroneamente si crede impossibile un approccio obiettivo alla politica.

Ma si trascura un dettaglio: i fondi d’archivio, la Storia vissuta in diretta dai protagonisti. Sono loro che consentono di riprodurre gli eventi del passato. È la Storia il grande laboratorio delle scienze umane. Ed è alla Storia che dobbiamo – oggi come non mai – guardare per capire.

Lo fece Tucidide nella sua Guerra del Peloponneso, allorché, pur straziato dalla lotta fratricida cui ebbe la sventura di assistere, mantenne lucidità e freddezza a sufficienza per ricondurre quella guerra a una causa superiore alle reciproche accuse delle parti contendenti: la logica della potenza. Seguitemi nel video.

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