È stata inaugurata il 20 aprile e sarà visitabile fino al 16 giugno 2023 la mostra Abyss / Abismo dell’artista André Komatsu, proposta da Galleria Continua all’interno del suo spazio espositivo nel prestigioso Hotel Saint Regis di Roma.

Nelle opere realizzate appositamente per questa personale, André Komatsu ragiona sulla società contemporanea raggiungendo livelli altissimi di osservazione della realtà, soffermandosi in particolare sulla riflessione politica incentrata sul suo Paese d’origine: il Brasile.

Non indugia infatti a produrre una forte critica del sistema, introducendo nel suo pensiero filosofico forti riferimenti alla necropolitica e alla visione di un futuro distopico e per nulla confortante.

Il termine necropolitica è un concetto molto complesso che prevede un uso del potere teso a governare sulla vita dell’individuo, finanche a deciderne le sorti personali. Si preannuncia così un futuro distopico in cui l’immaginario, basato sui dati del presente, si delinea preoccupante.

La denuncia del pensiero di André Komatsu si abbevera sulle incertezze vissute dalla realtà brasiliana in questi anni: conflitti interni, decisioni sanitarie non sempre coerenti in epoca di pandemia, divisione per la successione politica e molto altro. È dunque qui che si sofferma il suo pensiero critico maturando messaggi di denuncia della società.

Dormente è un’opera realizzata in vetro di sicurezza e acciaio a cui è appesa una catena. Quest’ultima si presenta in una duplice fattura: da una parte è rilucente, limpida, netta, pulita, mentre dall’altra ricade opaca, fosca, arrugginita, sordida.

L’invettiva dell’artista è contro il sistema sociale costituito che limita la libertà dell’individuo imponendo soluzioni che portano al deteriorarsi del libero arbitrio – l’arrugginirsi appunto – e alla sottomissione ad una logica più alta.

L’elemento trasparente che divide può essere percepito come quella forza che pur restando invisibile a molti, si rende manifesta solo all’artista che ne traccia i confini fisici con materiali reali.

Quimera è composta da quattro parti di monete diverse incollate tra loro per formarne una nuova e, se vogliamo, inesistente nella realtà: quindi immaginaria. Si trasferisce in quest’opera l’incongruenza della visione di mercato che supera l’attenzione all’individuo e dispone il sistema verso un’esecranda sete dell’oro.

La moneta così composta è molto simile al nostro conio da 1 euro, che però nacque con prerogative diverse. Dopo il Trattato di Maastricht, infatti, le effigie degli euro italiani furono decise dalla stessa popolazione attraverso un’indagine telefonica avvenuta l’8 febbraio 1998: era infatti possibile votare il monumento o simbolo rappresentativo da introdurre nel verso dei denari.

Solo la moneta da 1 euro fu sottratta alla vox populi e fu l’allora Ministro dell’economia Carlo Azeglio Ciampi a decidere che vi fosse inserito l’Uomo Vitruviano. Il noto simbolo rinascimentale era al centro della riflessione filosofica di quei secoli e venne restituito a nuova vita ricordando a tutti che non deve essere il denaro a governare il nostro mondo, ma questo deve essere messo a servizio dell’umano contemporaneo. Un’inversione di centralità: non il mercato, ma l’umanità di cui il denaro è strumento e non viceversa.

Di grande interesse infine la critica che l’artista conduce nelle opere Contrato Social e che ormai porta avanti da molto tempo. Un po’ riprendendo i termini di Jean-Jacques Rousseau e del Contratto Sociale, l’autore lamenta in queste opere il difficile rapporto tra Stato e popolazione.

Si tratta di fogli di testate giornalistiche ingabbiate con il piombo, di cui resta visibile solo l’intestazione e talvolta la data. L’ostentazione della notizia dunque viene pietrificata/vanificata dall’ingabbiatura del piombo.

L’idea che se ne può trarre è di una forte critica contro un’informazione alterata, edulcorata o spesse volte falsata. La necropolitica è anche necro-informazione, termine coniato da chi scrive, in cui la notizia è pubblicata non per la sua diffusione, ma per la sua copertura/trasformazione.

André Komatsu, classe 1978, è nato a San Paolo dove vive e lavora e fino ad ora oltre a molte personali, i suoi capolavori sono stati esposti alla 56e Biennale di Venezia, Padiglione Brasile (2015), Denver Museum of Contemporary Art, Colorado (2015), Bronx Museum of Art, NY (2014).

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