Da ragazzina ho ripetuto a memoria le battute di Stand by me e I GooniesLa Storia Infinita era uno dei film che guardavo sul divano con mio fratello e insieme abbiamo sognato di fare una cavalcata in groppa ad Artax. Ma cosa avevano in comune questi film? I protagonisti erano sempre e solo maschi, nessuna storia femminista.

Ho immaginato come sarebbe stato vivere le stesse avventure nei loro panni, senza capire però che non mi rappresentavano. Semplicemente non esistevano film in cui le eroine della storia erano ragazzine, femmine come me. Lo schermo della televisione, come uno strano specchio, mi restituiva un’immagine rovesciata, ma che in mancanza di altro, mi facevo andare bene. Se volevo immedesimarmi, dovevo trasformarmi in un maschio

Oggi sono più che mai convinta del potere della rappresentazione, che passa anche attraverso il cinema e i personaggi (o meglio le personagge) che ci propone, e dell’invisibilità che abbiamo subito noi ragazze (spesso relegate, anche nella fascia dei teen movie, a oggetto dello sguardo e non a soggetto del copione) insieme ad altre minoranze (in primis le persone LGBTQIA+).

Poi è arrivata Baby. 

«Ma se ho paura di tutto. Di tutto. Io ho paura di quello che sono, di quello che vedo, di quello che faccio, e… e… e soprattutto ho paura che se me ne andrò da questa stanza non riuscirò mai più a provare quello che provo adesso. Adesso che sono qui con te».

Il femminismo di Baby

La trama di Dirty Dancing potrebbe essere (erroneamente) sintetizzata nella storia d’amore tra la giovane e ingenua Baby (nome completo Frances Houseman) e il bello e dannato Johnny Castle. C’è anche questo, certo, nel film. Ed è forse la prima cosa che, da ragazzina, mi ha colpito: la non bellissima Baby che conquista il ballerino, star del villaggio turistico, Johnny. Era il 1987 quando il film uscì nelle sale e quando lo vidi pensai:

“Baby potrei essere io!”.

Non avevo però saputo leggere subito anche il sottotesto della storia, quel messaggio molto più importante rispetto alla relazione amorosa di Baby. Perché Dirty Dancing è molto più. È un percorso di presa di coscienza, un coming of age al femminile, la storia di una ragazzina che diventa donna. Che passa, certamente, dalla sua relazione, anche sessuale, con un uomo, ma soprattutto dal prendere spessore nella vita reale di quei valori in cui crede: il diritto all’aborto, l’anticlassismo, la libertà e il rispetto. Una svolta femminista. 

Johnny è un pezzo fondamentale di questo puzzle, è l’unico a chiederle quale sia il suo vero nome e dunque a riconoscerla come donna:

«Frances, è un bel nome da adulta».

Facciamo un salto avanti nel tempo e arriviamo al 2001: La rivincita delle bionde.

Elle Wood sembra l’opposto di Baby, con i suoi completi rosa shocking e una fluente capigliatura bionda. Eppure Elle, a distanza di 14 anni, raccoglie il testimone di Frances e fa di sé stessa una paladina del femminismo post adolescenziale.

Innanzitutto sia Baby che Elle devono in qualche modo combattere per far capire che oltre il loro aspetto c’è di più (per parafrasare una famosa canzone degli anni Ottanta). L’una ha l’aria di una ragazzina perbene e non molto attraente, che riesce a tirare fuori la sua forza ma anche la sua sensualità. L’altra, considerata frivola e stupida, uscirà vincente da una causa che tutti davano per persa, proprio grazie alla sua conoscenza dei prodotti di bellezza.

«Chutney, non è una regola fondamentale della permanente non bagnare i capelli entro le prime 24 ore per evitare di neutralizzare l’azione dell’ammoniaca?!?».

Ebbene sì, Elle Wood è, oltre tutte le aspettative, una personaggia femminista. Convinta delle proprie idee, porta in fondo le sue battaglie con passione e sincerità. Crede nella sorellanza e lo fa indossando a testa alta il colore rosa.

copyright UKinUSA

Nel 2023 arriva invece la Barbie incarnata da Margot Robbie.

«Non ci sono limiti a ciò che puoi ottenere quando ti vesti con sicurezza e lotti per i tuoi sogni»

Sul film di Greta Gerwig, che ha sbancato i botteghini e spaccato la critica, si sono spesi fiumi di parole. Anche di questo si è detto che era un film da femmine per la profusione di rosa (ma i film da maschi di che colore sono esattamente?). Io sono tra quelle che lo ha apprezzato: un film divertente, intelligente e, sì, anche femminista.

«Barbie ha una bellissima giornata tutti i giorni, ma Ken ha una bellissima giornata solo se Barbie lo degna di uno sguardo».

Il film di Gerwig gioca la carta potente dell’ironia e del ribaltamento dei ruoli di genere. Per me (e credo per molte altre) guardare Barbie è stata una manna dal cielo: le ragazze erano finalmente le vere protagoniste, i soggetti della storia.

Baby, Elle Wood e Barbie, la svolta femminista

Siamo state prese in giro perché ci piaceva il rosa, amavamo giocare con le bambole e ci divertivamo a scegliere vestiti e il colore di smalto da abbinarci. Baby, Elle Wood e Barbie hanno rappresentato il giro di boa per renderci un po’ più orgogliose di essere femmine. Perché nessuno dovrebbe mettere Baby in un angolo. E nemmeno tutte le altre.

Le protagoniste dei tre film che ho citato non si assomigliano per carattere, vivono esistenze e momenti lontani, affrontano battaglie differenti. Eppure sono sorelle. Tre giovani eroine femministe che raccontano l’esperienza dell’essere donna a modo proprio, in maniera divertente, gioiosa e ispirante.

Ora però, da più che quarantenne, sono curiosa di vedere evolversi il mondo dei teen movie femministi, con uno sguardo alle sorelle nere, lesbiche, alle persone trans e a tutte le minoranze che hanno bisogno di trovare lə loro paladinə femminista!

Questa riflessione è stata ispirata da un panel dal titolo Legally queer. Barbie e altre Mean Girls che ci piacciono organizzato dall’associazione CinematograFica all’interno del programma dell’ultimo Florence Queer Festival, tenutosi dal 18 al 22 ottobre a Firenze.

I film citati sono: Dirty Dancing. Balli proibiti (Usa,1987), La rivincita delle bionde (Usa, 2001), Barbie (Usa, 2023) 

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Valentina Torrini è presidente dell’associazione Uniche ma plurali e autrice del libro Lady Cinema (le plurali editrice, 2021).

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