Da quando lo scorso autunno Mark Zuckerberg ha annunciato il cambio di nome della sua società da Facebook a Meta, il termine Metaverso è diventato parte integrante del nostro vocabolario quotidiano. Ma cosa significa veramente?

Le origini geek di metaverso

Con metaverso si intende uno spazio virtuale dove interagire e muoversi con un avatar tridimensionale o attraverso l’uso di visori o altri device. L’idea però non è una novità degli ultimi anni: nel 1992 fu infatti Neal Stephenson ad usare per la prima volta il termine nel suo romanzo cyberpunk Snow Crash.

I primi tentativi di dare invece forma a questa particolare tipologia di cyberspazio risalgono all’inizio del terzo millennio, quando il fisico Philip Rosedale concepì la piattaforma Second Life, un mondo virtuale dove i propri residenti (così erano e sono tutt’oggi definiti i suoi utenti) potevano esplorare, socializzare e comunicare.

Negli anni a seguire anche videogiochi di grande successo come The Sims e il più recente Fortnite hanno creato universi paralleli, permettendo ai gamer di interfacciarsi tra loro attraverso i propri avatar. 

Se quindi il metaverso affonda le sue radici nel mondo del gaming, partendo come un qualcosa di indirizzato prevalentemente a un pubblico di geek o comunque di appassionati di tecnologia, è oggi invece materia di forte interesse per tantissime aziende e società, che negli ultimi anni hanno investito nello sviluppo di strategie di marketing omnichannel, dove fisico e digitale potessero incontrarsi per offrire all’utente finale un’esperienza sempre più immersiva, a 360 gradi. 

L’impatto del metaverso sui brand
e sulla società

Con sempre maggiore frequenza si leggono ormai notizie di settori merceologici che iniziano a investire in attività nel metaverso: lo ha fatto la moda, per esempio con Gucci su The Sandbox, e perfino l’automotive con Cupra, che ha recentemente annunciato in occasione del suo quarto compleanno l’ingresso su Metahype.

Anche i VIP ne sono irrimediabilmente attratti: il rapper Travis Scott è stato protagonista di un concerto virtuale su Fortnite ed il cantautore britannico Ed Sheeran ha lanciato in assoluta anteprima alcuni brani dell’album “=” su Pokémon GO.

Secondo recenti stime di Pwc entro il 2030 23,5 milioni di posti di lavoro in tutto il mondo si appoggeranno a tecnologie di Virtual Reality e Augmented Reality, passando dalle riunioni su Zoom, che hanno avuto un boom nel 2020 con l’avvento della pandemia, ad attività che avverranno direttamente nel metaverso. Una sorta di addio alla webcam, per abbracciare un mondo di relazioni lavorative attraverso gli avatar.

Una parola, più significati

Date queste premesse sembra ormai logico il motivo per cui il CEO e fondatore di Facebook abbia deciso di investire in un proprio metaverso, che, come spiegato proprio dallo stesso Zuckerberg nel video di Facebook Connect 2021, sarà un luogo dove la realtà virtuale si fonderà con quella fisica e in cui l’utente verrà immerso integralmente al suo interno, un universo parallelo descritto proprio come una sorta di embodied internet

La visione di Facebook del metaverso non è però l’unica, poiché essa si riconduce a solo uno dei due diversi significati che la parola racchiude in sé. Se verso rimanda inequivocabilmente all’universo, l’etimologia invece del prefisso meta è più complessa e articolata.

Il termine è di origine greca e assume molteplici sfumature di senso: quando esprime un’idea di moto a luogo verso l’interno, che si potrebbe tradurre approssimativamente come dentro, rispecchia l’idea di Zuckerberg di metaverso – che forse i più maligni potrebbero accostare a una sorta di Matrix, dove le macchine invece di nutrirsi dell’energia corporea dell’umano, come accadeva nel film, ne sfrutterebbero i suoi dati e la sua privacy. 

La seconda accezione della parola indica invece un complemento di mezzo, traducibile come per mezzo di o più semplicemente con, e così l’idea di metaverso cambia ancora, diventando una sorta di plus digitale che possa arricchire in modo immersivo il mondo reale e la nostra percezione di esso. Secondo questa interpretazione, che ad esempio è sposata da Niantic (la società di sviluppo software che ha lanciato Pokémon GO e leader nella realtà aumentata), la tecnologia viene ricondotta al servizio dell’uomo, senza investirlo in maniera totalizzante.

Qualunque sarà il modello di metaverso che alla fine si imporrà, appare comunque evidente che il suo sviluppo avrà un impatto importante, se non addirittura catalizzante, sul modo in cui in futuro utilizzeremo la tecnologia.

Dubbi sull’argomento? Chiariteli tutti con il libro di Terry Winter The Metaverse: Prepare Now For the Next Big Thing!, una guida di poco più di un centinaio di pagine che introduce e spiega con semplicità i concetti base di questa nuova frontiera tecnologica.

Lucrezia Bassi

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