La memoria delle persone LGBT+ è ancora oggi frammentata. Rimasta per decenni nei cassetti dei diretti interessati, ostracizzata, steropitata, rimetabolizzata dai mass media, rinnegata, combattuta dalla politica e da frange della società, non ha acquisito ancora la dignità di un contributo di minoranza da studiare, analizzare, valorizzare.

Spesso gli studiosi dei lasciti del movimento LGBT+ sono gli stessi attivisti LGBT+, i patrimoni documentali messi insieme da singole persone (celebre l’archivio Massimo Consoli di proprietà del noto giornalista e scrittore e che, alla sua morte, è divenuto patrimonio pubblico ospitato presso l’Archivio centrale dello Stato).

A contribuire al consolidamento della memoria della cultura LGBT+, nasce oggi a Carrara il Centro di Documentazione Aldo Mieli, ad opera dell’infaticabile attivista Luca Locati Luciani, scrittore (tra gli altri di Crisco disco. Disco music & clubbing gay tra gli anni Settanta e Ottanta e di Quelle come me) e collezionista di materiale LGBTQIA+.

Per parlare proprio del centro Aldo Mieli ho incontrato Luca Locati Luciani.

Luca Locati Luciani

Buongiorno Luca e grazie per essere con noi. Iniziamo dalla persona a cui avete intitolato il centro di documentazione. Chi era Aldo Mieli?

Aldo Mieli era uno storico della scienza, e un pioniere nell’ambito della liberazione sessuale, compresa quella delle persone omosessuali.

Aldo Mieli

Nacque a Livorno nel 1879 da una famiglia ebraica. Iscritto al PSI, fu consigliere comunale a Chianciano dal 1901 al 1903, e studiò successivamente scienze fisiche e matematiche presso l’università di Pisa, per poi passare a chimica, laureandosi nel 1904.

Dopo un perfezionamento a Lipsia, fu assistente di Emanuele Paternò e poi libero docente presso l’Università di Roma. Nel frattempo portò avanti la sua attività come storico della scienza.
Nel 1921 fondò la Società italiana per lo studio delle questioni sessuali, che aveva come organo ufficiale il periodico Rassegna di studi sessuali. Suo scopo era quello di creare una discussione scevra da pregiudizi su temi come aborto, educazione sessuale nelle scuole, divorzio, omosessualità.

Lo fece soprattutto attraverso articoli pubblicati sulla Rassegna, sebbene questa ospitasse contributi dai toni diametralmente opposti; questo per una visione dialogico-scientifica alla base del progetto della società e della sua rivista di riferimento.

Mieli diresse la Rassegna fino al 1928, anno in cui si trasferì in Francia, per poi fuggire verso l’Argentina nel 1939, dove morì nel 1950.
Oggi il suo operato nel campo della liberazione sessuale/omossuale ci potrebbe apparire come datato, ma in un’Italia succube del regime fascista fu senz’altro pionieristico e coraggioso.

Non va dimenticato poi che Mieli ebbe, probabilmente caso unico in Italia, contatti molto stretti con il movimento di liberazione sessuale/omosessuale tedesco, in particolare con il WHK (in italiano Comitato Scientifico Umanitario), fondato nel 1897 da Magnus Hirschfeld.

L’idea di intitolare il centro di documentazione a lui nasce quindi dalla volontà di rendere omaggio ad una figura ancora poco conosciuta dalle stesse persone LGBTQIA+.
Sono passati decenni però dal suo attivismo nel campo della liberazione sessuale/omosessuale, e noi come gruppo di lavoro ci sentiamo di voler preservare documenti e memorie legati al passato senza essere per questo proiettat* in una visione passatista della società e dei movimenti LGBTQIA+ attuali. Questo è un atteggiamento che semmai si pone agli antipodi della curiosità che è alla base del nostro progetto.

Quali sono gli obiettivi e le attività del centro di documentazione?
Il centro di documentazione ha aperto ufficialmente le porte il 1° ottobre, e le attività principali in questo momento sono il riordino e la catalogazione dei materiali.
Sicuramente organizzeremo eventi come presentazioni di libri, dibattiti, tavole rotonde, ma lo faremo quando tutta una serie di questioni pratiche saranno sistemate.
Ad esempio l’accessibilità per persone diversamente abili al centro: per evitare problemi con le alluvioni non infrequenti a Carrara, abbiamo deciso di cercare uno spazio ubicato ad un secondo piano. Per noi però l’accessibilità a chiunque in qualsiasi luogo è estremamente importante, e nei prossimi mesi il nostro obiettivo primario sarà quello di far installare un montascale.
Questa digressione per dirti che i nostri obiettivi principali sono l’accesso e la divulgazione di materiali a volte poco conosciuti, per chiunque e in qualsiasi modo.

C’è qualche perla nascosta tra la documentazione di cui il centro dispone che ci vuoi raccontare?
Credo che ce ne siano varie, ma probabilmente un carteggio di lettere d’amore tra due uomini della metà del XIX secolo è tra le cose cui personalmente tengo di più. Lo trovai in un mercatino, in mezzo a mille carte consunte, a rischio di finire chissà dove.
Ammetto però di pormi costantemente la domanda su quanto sia etico archiviare materiali così intimamente legati al vissuto di qualche persona, e non so darmi una risposta.

Quale è stato secondo te il contributo della comunità e delle persone LGBT* all’evoluIone della società tra XX e XXI secolo?
I movimenti di liberazione LGBQIA+, al pari ad esempio dei movimenti femministi/transfemministi cui sono sempre più interconnessi, sicuramente sono stati basilari per scardinare forme di oppressione di vario tipo: sociali e legislative in primis.
Se vogliamo prendere l’esempio dell’Italia, è un Paese con enormi contraddizioni socio-politiche e con una costante: la cappa di un “potere eteropatriarcale” che c’e da secoli, e in parte persiste tuttora.
Ecco, credo che i movimenti di liberazione LGBTQIA+, i femminismi/transfemminismi siano stati e continuino ad essere un antidoto preziosissimo contro questa cappa.

E’ importante la memoria del percorso fatto anche per i giovani? Tra le persone che frequentano il centro ci sono giovani?
La costituzione del centro di documentazione è recente, sebbene nasca da una ricerca che ho portato avanti privatamente per 20 anni.
Da sempre ho notato una curiosità e un’interesse di molti giovani verso la storia LGBTQIA+ che mi fanno ben sperare. Sono curioso poi di vedere in che modi sia fruibile un luogo come il nostro: percepisco un desiderio di studiare la nostra storia, ma di rielaborarla anche attraverso espressioni artistiche. Carrara ha una buona Accademia di Belle Arti, e tra le prime persone passate a visitarci ci sono proprio student* dell’Accademia.

Come mai hai iniziato questa attività certosina di raccolta del materiale che ora hai sistematizzato nel centro?
Credo che l’unica risposta sia la mia indole curiosa. Non mi bastava leggere saggi in cui si parlasse del nostro passato, volevo scoprire e leggere in prima persona le fonti che in quei libri erano citate.
Sono partito da questo input, per poi lasciarmi trasportare da un’interesse per materiali più eterogenei: cartoline, volantini, disegni a mio avviso hanno la stessa importanza di un libro o una rivista, per motivi diversi.

Che progetto ha in cantiere il centro?
Come già ti dicevo, il nostro obiettivo principale in questo momento è l’essere accessibili a chiunque.
Dopo la fase di catalogazione poi, vorremmo digitalizzare una parte dei materiali. Step by step…

Grazie Luca e buon lavoro!

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