In quanti modi una donna può essere vittima di abusi? Tanti: è dal 1999 che la serie Law and order Special Victims Unit ci campa, e anche se si occupa ogni tanto di bambini vittimizzati, gay bullizzati e persino mariti picchiati, la grande maggioranza delle oltre 500 puntate fin qui vede al centro dell’azione donne maltrattate, violentate, sequestrate, uccise, da un conoscente o un parente o uno sconosciuto, prostitute e povere ma anche benestanti e professioniste: venghino siori. venghino, al circo delle donne abusate nessuna è esclusa.


Creata da Dick Wolf, è il primo spin-off della popolarissima Law&Order-I due volti della giustizia. In Italia – dove è più nota come Law & Order, Unità Speciale, la serie nata per NBC si trova su Now TV (e Sky Investigation) oltre che su Iris e Top Crime.

Teatro dell’azione l’unità creata a New York proprio per questi crimini efferati e i quattro o cinque poliziotti che la tengono in piedi. Prima fra tutte l’eroina Olivia Benson, entrata come recluta e ormai a 24 anni di distanza a capo dell’unità.

Mariska Hargitay nei panni
di Olivia Benson

Per l’attrice Mariska Hargitay che ne veste i panni, Olivia Benson deve essere diventata un alter ego e questo ruolo da paladina perenne deve richiedere un profondo investimento personale – che le ha fatto vincere un Golden Globe e un Emmy Award.

Mariska Hargitay, quarta di cinque fratelli, è cresciuta nello spettacolo: sua madre era la celebre e prosperosa attrice Jayne Mansfield, sex symbol degli anni Cinquanta; suo padre un pattinatore e culturista di origine ungherese. Infanzia traumatica: aveva tre anni e dormiva sul sedile posteriore quando la madre morì in un incidente d’auto; crebbe coi fratelli e con la terza moglie di Mickey Hargitay.

La serie Law and Order Unità Speciale

Law and Order Unità Speciale è fra le serie più longeve della storia; costruita in economia (larga parte delle scene sono nella centrale operativa, nell’ufficio dell’assistente procuratore distrettuale, o sempre nella stessa aula di tribunale dove misteriosamente tutti i poliziotti inquirenti trovano il tempo di presenziare a tutte le udienze; d’altronde la giustizia USA, anche nella realtà, non ha i tempi scandalosamente geologici di quella italiana), Olivia Benson e i suoi hanno un solo caso per volta di cui occuparsi, però lavorano a tempo pieno e non sono mai senza nulla da fare. Ma questa serie per me è molto più appassionante di tante altre poliziesche/giudiziarie.

Prima di tutto per il tema. Gli sceneggiatori danno prova di inventiva (dopo ventiquattro anni!) ma gran parte delle storyline ricalcano semplicemente la cronaca che leggiamo su tutti i giornali del mondo, e non stancano mai.

I nostri eroi dibattono quotidianamente dei limiti che tutti noi ci troviamo a valutare in materia di violenza di genere. Cosa significa credibilità della vittima? Quali sono i limiti della legge, a New York e talvolta in altri Stati?

Come muoversi di fronte a una minorenne che la famiglia non vuole far abortire? Cosa significa consenso, e un uomo può essere vittima di violenza domestica, e quanti tipi di violenza domestica esistono?

Sono domande che compaiono sempre più spesso sui giornali – finalmente – anche italiani, soprattutto dopo l’esplosione del #metoo. Negli Stati Uniti come sempre ci sono arrivati
prima; ma la serie segue anche gli sconvolgimenti politici, l’impatto delle leggi e dell’estremismo religioso (cristiano per lo più), la povertà dei ghetti, la presa di coscienza dei giovani, la difficoltà di denunciare o di capire perfino che si è subita una qualche forma di violenza, e negli ultimi anni, l’impatto che una Corte Suprema iperconservatrice, quella nata dalle nomine di Donald Trump alla Casa Bianca, avrà per molti anni.

Poi, i protagonisti. Sono pochi, e se Olivia Benson / Hargitay rimane il fulcro di tutte le storie, i suoi compagni di avventura e di lotta hanno conosciuto molti anni nell’Unità speciale.

Citarli tutti non è facile: il suo capo ora in pensione Donald Cragen (interpretato da Dann Florek), il suo ex partner Elliot Stabler (Christopher Meloni), il saggio, sovversivo, cinico John Munch (Richard Belzer), il realista Odafin Tutuola (il meraviglioso rapper Ice-T che quest’anno ha conquistato una stella sulla Walk of Fame di Hollywood), e le donne che si succedono al loro fianco, prima fra tutte le bionda texana Amanda Rollins (Kelli Giddish), impegnata a confrontare la sua cultura conservatrice e la realtà del lavoro.

E ancora Danny Pino come Nick Amaro, Peter Scanavino come Dominick Carisi, e la sfilza degli assistenti procuratori che si occupano dei casi di violenza e lasciano, usurati, dopo pochi anni: Alexandra Cabot (Stephanie Mrch), Rafael Barba (Raul Esparza), Peter Stone (Philip Winchester).

Alla fine li ho citati quasi tutti, non solo perché diventano amici dello spettatore, ma perché hanno una caratteristica in comune: sono persone profondamente segnate, vittime a loro volta, con storie di abusi passati o dipendenze da droga e gravi problemi nella sfera affettiva; a partire da Olivia Benson, nata lei stessa da uno stupro; altrimenti, si desume, non ci finisci a lavorare in un posto così, a confrontarti con la violenza praticata sui più deboli, a nutrire il desiderio di giustizia non solo sociale ma personale, come un riscatto interiore. Non solo; poco per volta, lavorando, qualcuno riesce anche a rifarsi una vita.

Non solo. Di fronte a un mondo che cambia e a problemi etici in evoluzione, per lavorare su questi casi bisogna tenere presente alcuni principi come un faro: il rapporto con le presunte vittime, il senso pratico, la legge che a volte è impari rispetto al compito.

Molte volte l’Unità spinge la Procura ad istruire un caso anche di fronte a una cattiva vittima, una donna drogata magari o che ha cambiato versione più volte; solo che a volte in tribunale si vince, a volte no – dipende dai giudici, dalle circostanze, dai testimoni, e nelle aule di New York, dalla giuria; la vittima può uscirne vittoriosa o stritolata nel tritacarne, tutta la sua fatica, la pubblicità, i dettagli intimi spiattellati in pubblico per niente.

Law & Order Unità Speciale, per chi si occupa e si interessa di femminismo e in genere di violenza di genere, è utile, a volte appassionante, spesso deprimente, e con centinaia di puntate non vi lascia mai sole/i.

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