Paolo Benvegnù, il ricordo di un poeta che se n’è andato troppo presto e che vivrà per sempre
Il mio incontro con Paolo Benvegnù, scomparso ieri. Eravamo al Teatro Ariston al Premio Tenco. L'album "E' inutile parlare d'amore"
Il mio incontro con Paolo Benvegnù, scomparso ieri. Eravamo al Teatro Ariston al Premio Tenco. L'album "E' inutile parlare d'amore"
Controra del 31 dicembre 2024, arriva la notizia della morte del cantautore Paolo Benvegnù. Flash back, Ottobre. Sono in un camerino del Teatro Ariston al Premio Tenco, dopo le prove, nell’attesa di una intervista con Fausto Pellegrini per Rai News. Mi estraneo e stacco da tutto, riesco a concentrarmi anche in mezzo al caos, sto cercando di tradurre una poesia di Ernest Dowson dal titolo Autumnal.
Le mie traduzioni sono sempre infedeli ma belle come direbbe De Andrè. Dal letterario e fedele Autunnale la poesia diventa Ambra d’autunno. Mentre scrivo il verso a penna sul mio quaderno mi sento abbracciare da due mani forti e amorevoli. Mi volto, incontro il sorriso di Paolo Benvegnù. Elegante, cravatta bordò in abito nero, con un odore dolce. Il suo affetto quasi mi sorprende. In fondo ci siamo visti solo poche volte, al cambio palco di altri festival dov’eravamo invitati entrambi, lui con le sue canzoni ed io con i miei monologhi.
Ci siamo sempre e solo scambiati qualche complimento, io conoscevo a memoria Rosemary Plexiglas – il suo esordio con gli Scisma ed amo L’oceano cantata con Brunori nel disco E’ inutile parlare d’amore (Premio Tenco 2024) mentre Benvegnù aveva visto Una donna sul palcoscenico, il mio film con Alda Merini e seguito un mio recital con Erica Mou.
Per uno strano caso – ogni volta – a me toccava sempre esibirmi prima di lui, l’ultima volta a Sassari, in pieno Covid, al Festival Abbabula delle mitiche Ragazze Terribili. Anche al Tenco di San Remo io venivo intervistato da Fausto prima di Benvegnù.
Gli lascio il mio posto e Paolo curiosa fra i miei fogli lasciati sulla sedia, legge la mia traduzione perdendosi nel delirio di appunti, cancellature e riscrittura di versi. Intanto ho finito la mia intervista per Rai News, raccontando del monologo civile su Maradona che porterò la sera sul palco dell’Ariston e di come dal mio spettacolo teatrale El pelusa y la negra sia nato il disco Hasta siempre Mercedes grazie al quale la cantante si è aggiudicata la Targa Tenco come miglior interprete e della quale sarò special guest la sera.
A Pellegrini racconto anche del mio ultimo libro Fuori piove una canzone di Jannacci e di come i poeti fanno il turno di notte per impedire l’arresto del cuore del mondo”. Benvegnù irrompe sul set dell’intervista, mi abbraccia ancora
“Ascoltare le tue parole è un dono” – mi dice – e questa volta non è come le altre volte, c’è nei suoi occhi, nel suo sorriso, nella sua gioia vitale, nella sua fisicità fraterna qualcosa di commovente che rivela una complicità artistica da coltivare. Penso -dobbiamo fare qualcosa insieme – “quando completo tutte le traduzioni di Dowson te le mando, magari le portiamo insieme a teatro”. “Sarebbe bellissimo!”- mi dice.
Non è da tutti conoscere Dowson, ho conosciuto artisti che non hanno mai letto nemmeno Spoon River o non sapevano chi fosse Mercedes Sosa, e sentire la profondità poetica di Benvegnù mi riconcilia con l’arte, quella vera, quella autentica, fatta di poesia, lontana da quel mondo fatto di followers e finzione.
Oggi la notizia del suo volo ed ancora le parole di Jannacci che mi tornano alla mente, parole che Jannacci disse per la scomparsa di De Andrè:
Ma i poeti come Paolo Benvegnù e De Andrè – aggiungo io – vivono per sempre. Questi i versi di Ambra d’autunno e sono il mio abbraccio a Paolo in attesa di rivederci ancora al prossimo cambio palco, quello del secondo tempo della vita.
La luce del sole, Ambra d’autunno pallida, cade sugli alberi arrossati di ottobre, morbida come l’estate, la perdita della stagione della luce, Cara, in giorni come questi..Non sento la fine… e dopo il sogno verrà la notte […]