Le parole di Sangiovanni che dopo Sanremo ha detto di volersi fermare per un po’ con la musica perché sente di non stare bene, hanno scoperchiato il vaso di pandora della salute mentale per gli artisti e per i cantanti in particolare. I messaggi di solidarietà arrivati a Sangio, al secolo Giovanni Pietro Damian, hanno mostrato come il ragazzo non sia l’unico a percepire un certo disagio nello stare in una lavatrice come quella dello show biz che ti vuole sempre a mille e sempre al top.

E non sono mancati neanche i J’accuse all’industria discografica come quello di Federico Zampaglione che sui suoi social ha tuonato

“i ragazzi vengono presi dal nulla e senza alcuna gavetta sparati subito ai massimi livelli possibili del music business”, pretendendo che “ogni due mesi sfornino la hit e che riempiano stadi e palasport senza prima aver suonato mai neanche in un club. Se qualcosa comincia a non funzionare, li fanno scomparire in un istante”.

I giovani e la salute mentale

E ha ragione. Che i giovani siano sottoposti a pesantissime pressioni esterne, in tutti gli ambiti nelle loro vita, non è una novità, ma quando questo accade in un contesto che dovrebbe essere quello delle passioni, delle emozioni, della condivisione, dell’arte e della bellezza, allora stona molto.

E stona di più il fatto che, come spesso accade, anche in questo caso si tenda a girare intorno alle cose e a scegliere di essere consapevolmente ambigui nel racconto di queste pressioni. E se questo può essere accettabile da chi sta attraversando un momento difficile e sta prendendo coscienza si un problema che riguarda la propria salute mentale, non può, invece, essere concesso a chi, dall’esterno, quel momento si assume la responsabilità di raccontarlo. E così, pur non avendo una diagnosi che non mi permetto di fare, sui giornali la pausa di Sangiovanni diventa fragilità e debolezza e non, ad esempio, depressione che necessita di una cura specifica.

In questo pot-pourri di opinioni, di giri di parole e di anatemi verso quel mondo in cui sguazzano spesso gli stessi che poi criticano, salta fuori una giovanissima cantautrice, sconosciuta fino a settembre 2023, fino al suo ingresso nella scuola più famosa d’Italia, quella degli Amici di Maria De Filippi.

Mew, canta e spiega la depressione

Mew, nome d’arte di Valentina Turchetto, conquista tutti, me compresa, appena mette piede nello studio di Canale 5. Con la sua aria un po’ rock e un po’ emo, canta con un’intensità che non ti aspetti da una ragazza così giovane. Fino a dicembre 2023 è considerata da molti la vincitrice annunciata del talent. Nel corso dei mesi però qualcosa cambia. Dall’esterno sono cambiamenti quasi impercettibili ma per lei è un terremoto che la scuote nel profondo.

A gennaio 2024, nel corso di una puntata del pomeridiano della trasmissione, compare un cartello abbastanza laconico che dice sola mente per motivi personali Mew ha abbandonato il programma. Nessuna spiegazione per il pubblico, nessun saluto dei compagni, nulla. Per settimane si sono rincorse le voci più disparate: dal più classico dei provvedimenti disciplinari ad una presunta gravidanza. Poi è arrivata lei stessa a mettere a tacere i pettegoli:

«La depressione salta fuori anche nei momenti migliori della vita, in questo caso era il più bello della mia vita».

Così, chiara, senza giri di parole, in un video sul suo profilo Instagram che ha l’impatto di uno schiaffo in faccia a tutti. Alle male lingue, ai puritani, ai sanisti.

Mew, Amici 23

Ma questo non basta, Valentina racconta dei suoi disturbi, delle sue paure, dei suoi pensieri negativi, tutto con una serenità da fare invidia.

“La depressione si prende la fame, le energie – ha detto – vevo smesso di mangiare, ho cercato di non mostrare niente a nessuno e ci sono anche riuscita, poi ho capito che si può stare male, crollare, ma è importante parlarne. Con il tempo mi sono abituata alle forti emozioni di questo percorso, i pensieri oscuri sono tornati sempre più forti. […] La salute mentale per chi ne soffre come me da tanti anni è una priorità, e chi ne soffre sa quanto è difficile essere lontani dai cari. Abbiate il coraggio di dire tutto, anche il male, di non pensare che i vostri dolori siano condanne. Non esiste solo l’ambizione, prendo i miei dolori che diventeranno musica e la mia voce continuerà a salvarmi passo dopo passo”.

E così ha fatto. Si è ripresa e ci ha regalato un nuovo brano, che ha intitolato Posatenebre di cui vi lascio il testo e che ci invito ad ascoltare, perché è un manifesto potente, è la descrizione in musica di quella malattia infame che ti toglie l’aria, ma anche il racconto di un tentativo di rinascita, faticoso ma possibile, una consapevolezza dei propri bisogni che spesso gli altri non comprendono pensando, in buona fede, di doverci semplicemente spronare.

Mew – Posatenebre

Io respirerò, ma tu non me lo chiedere è la chiave di tutto e a spiegarlo è una giovane coraggiosa e consapevole cantautrice capace di dare una lezione a tanti vecchi tromboni che pensano di sapere cosa è meglio per tutti.

Posatenebre – mew

Chiudo ancora la porta di camera
Non ho ancora la forza di uscire
C’è un elastico tra il letto e l’anima
Che mi tira e mi riporta qui

Sto ascoltando una canzone
Che non riuscirò a cantare
E prendo gocce per dormire
Solo per poter sognare

È come se dimenticassi le parole
Solo quando devo spiegare che cos’ho
Sento papà, che mi chiama da di là
Ed io so solo dire: Sono qua!

Io respirerò, però non me lo chiedere
Mi consumerò sola in un posatenebre
Distesa nel centro di una stanza senza muri
In cui con me rimangon solo le paure
A farmi compagnia
Mentre sparisco al buio


Oggi ho aperto la porta di camera
Ho trovato la forza di uscire
C’è un elastico tra il cielo e l’anima
Che mi ha presa e mi ha portata qui

Sto cantando una canzone
Che non riesco mai a cantare
Se non chiudo gli occhi, piango

Perché mi ricorda il male di star soli

Io respirerò, però non me lo chiedere
Mi consumerò sola in un posatenebre
Distesa nel centro di una stanza senza muri
In cui con me rimangon solo le paure
A farmi compagnia
Mentre sparisco al buio

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