Quest’estate ci ha messo a dura prova. La siccità, prevista dagli scienziati e prevedibile pur nella complessità del sistema climatico, è arrivata. Ricordate The Source? Ecco. La notizia è stata coperta come si coprono oggi nei media più influenti le questioni che riguardano il clima: puntando il dito sulle mancanze strutturali e, quanto al resto, allargando le braccia.

Con questo non intendo dire che il sistema idrico in Italia non sia un colabrodo (tutt’altro) ma che un problema complesso ha più di una ragione e più di un modo per essere arginato. In questo caso, occorre questionare sia l’uso che si fa dell’acqua (ma dato che si accetta di parlare del ritorno al nucleare, che di acqua ne consuma molta, siamo ben lontani dal farlo) sia quanto (poco) stiamo chiedendo in quanto comunità al governo – qualunque esso sia – di affrontare i rischi in aumento che ci aspettano nel futuro.

Stesso vale per le perdite nei raccolti. Mi sembra ancora di risentire la mia stessa voce l’anno scorso che dice che se non interveniamo in certe branche dell’agribusiness che inaridiscono i campi e causano perdita di biodiversità (mentre le autorità locali danno la colpa ai piccoli predatori, tipo i gatti), a questo si sommerà l’aridità del clima sempre più torrido. A questo poi si mischierà l’effetto sul suolo fertile degli eventi atmosferici estremi e allora sì che arriveranno i problemi. Bene, il fenomeno è pienamente in corso. Guardare il sito di Coldiretti per credere.

I roghi: altra questione complessa

Cosa vuol dire esattamente: “il fuoco è sfuggito di mano”, frase che si sente spesso nei mezzi d’informazione, quando non si tratta di vere e proprie allusioni al dolo di stampo mafioso o cose simili? Io e il mio compagno siamo stati testimoni ultimamente di un fuoco talmente atipico che poteva sfuggire di mano: era fine luglio, stavamo suonando nel dehor di un locale di Bologna, una piccola scintilla è partita e in pochi secondi ha infiammato una pianta prendendo tutti alla sprovvista.

Ci sarà anche il dolo in malafede, non lo metto in dubbio, ma il fuoco sfugge di mano – non smetterò mai di sottolineare quanto non lo si dica abbastanza – perché il legno è arido in maniera eccezionale. Anche nell’ancor più complesso caso di Stromboli, Guido Giordano sottolinea come la comunicazione ha puntato il dito sugli umani in un contesto vulcanico in cui gli incendi partono con o senza dolo e occorrerebbe piuttosto lavorare di prevenzione.

Del resto non sta bruciando solo l’Italia: con la Francia, la Romania e la Spagna la superficie di bosco che se n’è andata equivale a un quinto del Belgio, trend più alto del 56% rispetto al 2017.

I dati sono dell’European Forest Fire Information System, il cui coordinatore Jesus San-Miguel, ha dichiarato che la siccità e le temperature estreme raggiunte dall’Europa hanno probabilmente fatto sì che quest’anno il numero di roghi sia da record e non colpisca solo l’Europa mediterranea ma anche quella centrale, di solito molto meno soggetta a questo fenomeno.

Ecco, se voglio un approfondimento sul tema da un quotidiano mainstream devo guardare alla Gran Bretagna, i quotidiani italiani questo tema lo accarezzano, lo sfiorano quando c’è poco da andarci piano. Non mi stupisce poi che tanta parte di popolazione non abbia gli strumenti per comprendere in che modo li tocchi la grave crisi ecologica in corso!

Intanto, a darci delle possibili prospettive sul mondo di domani – grazie al cielo – ci pensa la gioventù. Marta Sabatino, giovanissima e siciliana, ha iniziato a scrivere in quarta liceo Solstizio di fiamme, edito due anni dopo da Women Plot, una vitale casa editrice con la mission di amplificare la voce delle donne in letteratura.

Era il 2020 e non c’era modo di esprimersi con la presenza a scuola o con gli scioperi dei Fridays for Future, quindi a Marta è venuto spontaneo scrivere. La DAD ha fatto anche cose buone. Marta infatti è cosciente che i social non sostituiscono la piazza perché sono comunque proprietà di aziende private. Meglio un libro, meglio lavorare sull’immaginario.

Mi piacerebbe vederla nei boomer (boomer di mentalità, non di età) che si azzannano su Facebook per questa consapevolezza.

Crisi climatica e crisi sociale

Ma la consapevolezza di Marta, che non ha neanche vent’anni, non finisce qui: nel suo mondo la crisi climatica si è ripercossa a sua volta sulla società civile. La Sicilia è dominata da un’oligarchia militarizzata. Ok, la dittatura nelle distopie è un po’ cliché dai tempi di Orwell, ma Marta non l’ha inserita nella sua cli-fi perché fa fico.

No, la giovane scrittrice è pienamente consapevole che nei momenti di crisi i risvolti autoritari attecchiscono meglio – oltre al fatto che la crisi climatica viola già i diritti dei popoli più colpiti, forzati ad abbandonare la propria terra (pensiamo alla Somalia per esempio).

La crisi climatica è crisi sociale e chiunque si ponga l’obiettivo di affrontare la crisi sociale non può sfiorare quella climatica o allargare le braccia. Ecco, come spesso accade in cli-fi, Marta rende questo legame iperbolico e vi fa passare attraverso le vicende dei suoi tre protagonisti.

Non dico altro sulla trama per non fare spoiler. Dico solo questo: come MaddAddam di Margaret Atwood, quella di Marta Sabatino sarà una trilogia. Una trilogia di cui c’era molto bisogno.

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