Donne che parlano: con il film “Women talking” e il libro “Fantasmi”
Da "Women talking" di Sarah Polley, vincitrice di un Oscar alla migliore sceneggiatura, al nuovo e sorprendente libro "Fantasmi": una visione e una lettura necessarie.
Da "Women talking" di Sarah Polley, vincitrice di un Oscar alla migliore sceneggiatura, al nuovo e sorprendente libro "Fantasmi": una visione e una lettura necessarie.
Storie di sopraffazione, vergogna e liberazione: scopriamo insieme l’importanza di parlare, che, oltre ad essere il primo vero passo verso la consapevolezza, è anche sinonimo di coraggio, riscatto e tenacia.
Viviamo un tempo ed uno spazio in cui persiste l’oppressione patriarcale, in cui molti uomini esercitano il loro potere al solo scopo di dominare, sopraffare, controllare e annientare le donne.
È una dimensione reale, che le donne conoscono perfettamente e che ancora oggi faticano a contrastare a causa di convinzioni sociali che da sempre le rilegano ad essere un oggetto nelle mani di un uomo o di un sistema maschilista.
Alcune donne arrivano persino al punto di pensare che è normale dover sopportare abusi e violenze perché questo è il sistema in cui sono nate e cresciute. Altre, coloro che sono vittime di manipolazione, sono convinte di meritare ogni forma di violenza, fisica, sessuale e psicologica. E di essere loro stesse l’agente provocatore di tutta quella brutalità. Specie se hanno la sventura di essere contornate da altrettanti uomini o donne che anziché proteggerle e spronarle le ricordano che sono state complici di una relazione tossica o di una dinamica perversa.
Sono donne intrappolate nella malsana convinzione di non essere in grado di essere qualcuno senza un uomo al proprio fianco o peggio ancora di non avere il diritto di esistere.
Non credo sia un caso che molti figli maschi di donne vittime di tali soprusi, siamo convinti che la propria madre sia corresponsabile e che non abbia pieno diritto di lamentarsi. È insito nella natura di molti di loro, indubbiamente privi di coscienza e intelletto, pensare che il proprio padre, violento e padrone, è tale perché provocato da una donna – poco importa se è la loro madre – che non deve ribellarsi. E se lo fanno, se trovano il coraggio di alzare la testa e parlare, anche loro attueranno una punizione: una violenza psicologica, fatta di silenzi, lontananze, ordini travestiti da consigli ed un giudizio indelebile che fa di loro delle donne che non si sono volute piegare.
Niente di tutto questo può essere considerato normale e sopportabile. Soprattutto oggi che viviamo una nuova rivoluzione femminile, che si manifesta sotto gli occhi di tutti grazie al coraggio di molte donne e uomini che quotidianamente lottano per raccontare una nuova narrazione, un nuovo futuro.
È grazie anche a piccoli gesti che riusciremo a liberare tutte le donne prive di voce.
Non si tratta solo di uguaglianza di genere bensì del diritto di scegliere liberamente, che dev’essere garantito a ciascuno di noi.
A tale proposito è interessante parlare di una storia vera, quella raccontata nel film Women Talking – Il diritto di scegliere, scritto e diretto da Sarah Polley, che pochi giorni fa ha vinto il Premio Oscar 2023 per la miglior sceneggiatura.
La storia, tratta dall’omonimo libro Donne che parlano, di Miriam Toews edito da Marcos Y Marcos nel 2018, ruota attorno ad un gruppo di donne membri di una comunità mennonita che, dopo aver scoperto di essere state tutte stuprate ripetutamente da membri maschili della loro comunità, si riuniscono per decidere se lasciare o restare.
Il film affronta il tema delle violenze di genere in maniera diretta e toccante, mettendo in luce il problema delle donne costrette a subire soprusi e violenze all’interno di comunità religiose conservatrici.
Le donne, a causa delle loro credenze, spesso trovano difficile denunciare gli abusi subiti, e questo porta alla loro ripetizione. Inoltre, la comunità può essere complice di questi abusi, sostenendo la cultura del silenzio e della vergogna.
Nel film, le donne si confrontano sulle possibili azioni da intraprendere per proteggere sé stesse e le future generazioni. La questione del perdono è centrale, in quanto molte di loro sono incerte se perdonare i loro aggressori o cercare giustizia legale. La loro lotta per trovare una soluzione collettiva è un esempio di resistenza e coraggio, non solo contro i loro abusatori, ma anche contro una cultura che le ha oppresse per troppo tempo.
Women Talking mette in discussione le tradizioni e le gerarchie di potere all’interno delle comunità religiose, sottolineando la necessità di un cambiamento culturale. Ci ricorda che la violenza di genere non è un problema isolato, ma un problema strutturale che richiede l’impegno di tutti per essere affrontato e risolto.
È un film importante e necessario, che rappresenta una denuncia e una celebrazione della forza e della resilienza delle donne.
La storia di questo film, nella mia mente, si è legata ad un libro altrettanto necessario che tuttƏ dovremmo leggere, Fantasmi – Ma chi l’ha detto che devi baciare un rospo per trovare un principe?, scritto dalla giornalista Cristina Calzecchi Onesti col supporto del neurofilosofo Fabio Norcia, edito da Porto Seguro.
Si tratta di un libro appena pubblicato che trovo prezioso per tutte quelle donne che cercano di raggiungere piena coscienza del proprio rapporto con l’altro sesso e che vivono relazioni con uomini maschilisti, misogini e narcisisti.
Tredici storie in cui tredici donne raccontano la propria vicenda senza filtri, lasciandosi andare a racconti veri e profondi, dai quali impariamo a conoscere i protagonisti maschili delle loro vite che, come spiega il dottor Norcia,
“hanno tutti in comune la mancanza di rispetto nei confronti delle donne, che è già di per sé una forma di violenza. La violenza nasce proprio dalla mancanza di rispetto. È anche un segnale di disagio mentale, che tutti più o meno presentano alla stessa maniera e che la medicina ormai riesce a chiarire parlando di disturbi di personalità. Ovviamente molte volte la problematica è molto limitata e non dà segni di malattia, altre invece diventa malattia, che a volte porta alla fuga e all’isolamento, altre volte, invece, al dominio sull’altro per compensare le proprie insicurezze”.
Sia il film che il libro ci ricordano che la lotta per i diritti delle donne è ancora lunga e che dobbiamo impegnarci tuttƏ per una società più giusta ed egualitaria. Noi donne siamo la forza del cambiamento ed ogni donna che decide di parlare traccia la via per la libertà.