Non deve essere stato facile per Flaminia Marinaro dar forma al personaggio del suo libro L’ultima diva, pp 192, euro 18.00, Fazi editore. E questo non tanto perché si tratta di un libro di esordio, ma perché il personaggio stesso ha vissuto una vita che era allo stesso tempo reale e autorappresentata.

Parliamo di una donna che fu senza ombra di dubbio una vera diva del cinema muto italiano, Francesca Bertini, bellissima ragazza napoletana il cui vero nome era Elena Vitiello.

Nel libro seguiamo da molto vicino la storia di donna che era al tempo stesso abile attrice e riconosciuto oggetto del desiderio maschile sulle cui ali volava convinta, suscitando non poca invidia tra le colleghe del palcoscenico prima, e dei set cinematografici poi.

Era l’inizio del Novecento, un momento di grande fervore e spirito di innovazione. Alcuni impresari romani si spinsero fino a Napoli per vedere a teatro questa trepida, timida ma determinata fanciulla. La giovanissima Elena fece subito colpo e non fu difficile convincerla a trasferirsi a Roma, dove venne accompagnata da suo padre.

Di lì a poco assunse il nome d’arte di Francesca Bertini che mai più l’abbandonò nell’arco della sua vita.

Ora, il caso vuole che Francesca Bertini fosse di casa presso la famiglia di Flaminia Marinaro. Era amica in particolare di suo padre, di professione avvocato. In quel contesto veniva chiamata zia Checca e spesso era generosa di racconti della sua vita.

Nasce da qui la curiosità a volte divertita dell’autrice del romanzo. Francesca Bertini era una donna casta come aveva affermato in alcune occasioni? Oppure era una sorta di mangiatrice di uomini come diceva di essere stata in altri momenti?

In ogni caso, Flaminia Marinaro si assume il compito di raccontare il fuoco della passione di molti amori di zia Checca. Di farci riconoscere questa donna fatale che indossava abiti dagli spacchi molto arditi. Che fumava in modo ostentato e che, teatralmente, in scena, si aggrappava alle tende e mandava la testa all’indietro, in una posa efficacissima che aveva inventato lei stessa.

Il libro L’ultima diva ripercorre in maniera ordinata la cronaca della vita di Francesca Bertini dagli esordi a teatro nella sua Napoli fino alla sua morte.

Le prime paure, le amicizie subito interrotte quando le compagne scoprono che per lei era destinato un destino migliore del loro. Il grande Salvatore Di Giacomo che la scoprì e la lanciò in Assunta Spina. L’arrivo a Roma nel 1910 e l’incontro con Peroni, l’imprenditore della birra. La relazione non consumata con Guglielmo Marconi.

Poi una quantità di personaggi importanti come Alberto Collo e Gustavo Serena o i registi Baldassarre Negroni e Nino Oxilia.

Tra gli altri, Francesca Bertini fu protagonista in Cabiria, nella Signora delle camelie, in Eugenia Grandet, nella Donna nuda e nella Serpe. In dieci anni girò oltre duecento film.

Flaminia Marinaro ha anche l’eleganza di citare figure femminili di spicco del mondo dello spettacolo dell’epoca come Lyda Borelli, Hesperia, Pina Menichelli e Maria Jacobini.

La statura pubblica di Francesca Bertini è indiscussa. La si può paragonare addirittura a Colette e a Eleonora Duse. Il racconto della sua vita è scoppiettante e contraddittorio. Al punto che, con cura e serietà, Flaminia Marinaro decide di non prendere posizione tra una versione e un’altra dello stesso fatto. Ma li racconta entrambi riuscendo a cucirli con la stoffa di una grandissima attrice che tale rimane quando recita e quando racconta. La realtà narrata, se fantasiosa aggiunge verità e concretezza alla dimensione reale della vita vissuta.

Quello che non va dimenticato, inoltre, è che le figure come Francesca Bertini rappresentarono un forte elemento emancipatorio nella cultura dell’epoca. Le donne dello spettacolo che prima erano considerate come donne perdute acquisirono una dignità che non hanno più perduto, nonostante i molti tentativi di riportare tutto all’indietro.

Come spesso accade a figure di grande personalità, anche Francesca Bertini passò gli ultimi anni della sua vita in solitudine. Il mondo intorno a lei stava cambiando velocemente e lei stessa era abituata a decidere e comandare.

Non ebbe però una vecchiaia di rimpianti ma mostrò sempre una grande capacità di ironia.

Oltre ai suoi film e al bel libro di Flaminia Marinaro ci rimangono oggi i suoi profumi, i cappelli a larghe falde, le sigarette e le piume di struzzo colorate.

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