Le parole, quando si fanno canto, viaggiano su un altro binario, arrivano prima. Diventano inspiegabilmente più grandi, più forti, più potenti ma allo stesso tempo capaci di agilità inattese, di mimesi da camaleonte, di discese sotto pelle. Si espandono nel concetto pur riducendosi nello spazio, leggere per arrivare lontano a lasciare un segno profondo, più dense ma senza dare nell’occhio.

E se quindi volessimo giocare secondo la logica per la quale tutto debba necessariamente avere una sua utilità, diremmo che sì allora, che la musica serve. Serve a dire e capire, senza dover spiegare, serve a comprendere nel doppio senso di percepire chiaramente e di farlo insieme.

Domenica prossima, 20 marzo, in piazza San Giovanni a Roma, si canterà per dire no alle guerre e sì alla pace. Il senso dell’evento sarà in ogni singola nota, che appartenga a una canzone di protesta o a una di amore, che attraversi un assolo di chitarra o stia dentro una base elettronica. Perchè la musica, lo abbiamo detto, non segue la corsia della comunicazione fatta di pensieri e concetti, dice la trama ma anche sempre il sottotesto, il senso profondo, la ragione insita al gesto. Dalle 15 alle 20 Insieme per la Pace sarà un inno di umanità, attraverso la cultura, sopra e sotto il palco.

L’iniziativa vedrà alternarsi le voci di Roy Paci, Gaia, NAIP, Mimmo Lucano, Dj Ralf, Eugenio in Via di Gioia, Margherita Vicario, Cecilia Strada, Riccardo Sinigallia, Giovanni Truppi, Sabina Guzzanti, Leo Gassman insieme a molte molte altre dal mondo della cultura e alle testimonianze di rifugiate e rifugiati.

Ci sarò anche io, con la mia chitarra, a sentirmi meno impotente, più connessa con il filo di umanità che ci lega tutti, in ogni angolo della terra. We shall overcome: ho scelto di interpretare questa canzone che non ha genitori certi ma che è passata di respiro in respiro per più di un secolo a dare forza e speranza, a ricordarci nel profondo del cuore che dalle ingiustizie e dal dolore prima o poi se ne esce, insieme.

È arrivato il momento per ognuna ed ognuno di noi di rifiutare l’illusione d’impotenza che spinge all’arrendevolezza, l’indifferenza che costringe alla passività e gli egoismi che conservano nell’immobilismo il comfort dello status quo. È arrivato il momento di uscire dall’indignazione virtuale dei social, dal recinto delle nostre divergenze e dalle prigioni delle nostre convenienze per mettere generosamente e all’unisono i nostri corpi al servizio della pace. È arrivato il momento di dire no allo spirito della guerra e all’economia bellica (accecata dallo spirito avido del dio denaro) che uccidono gli esseri umani, distruggono il pianeta e rubano i sogni, i desideri, il destino, la speranza e la felicità dell’umanità”, ha dichiarato Aboubakar Soumahoro, promotore dell’evento. 

Incontriamoci domenica a Roma, per essere insieme un’unica chiarissima voce.

Foto di Giorgia Paradiso

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