Un’antica storia tramandata da Omero nell’Odissea racconta che Ulisse, nel congiungersi in matrimonio con Penelope, tagliò il proprio letto nuziale in un unico tronco di legno ben piantato a terra. Intorno a quel talamo, rivelando quel segreto solo alla sua sposa, costruì le mura della camera da letto. Fu questo l’espediente che permise a Penelope di riconoscere Ulisse. Non era il giaciglio ad adattarsi allo spazio, ma lo spazio a modellarsi attorno al giaciglio. Ulisse, inconsapevolmente, si fa designer di un manufatto unico, simbolo di intimità, casa, affetti.

Rhinoceros Gallery a Roma, in collaborazione con Galerie Kreo, ospita la mostra “Profili e gesti” in cui i designer reinventano lo spazio attraverso oggetti e creazioni contemporanee in edizione limitata. Lasciandosi ispirare da fantasia e ingegno, questi artisti creano pezzi irripetibili, proprio come fece Ulisse con il suo leggendario giaciglio. In esposizione le creazioni di Marco Campardo, Pierre Charpin, Jaime Hayon, Jean-Baptiste Fastrez e Chris Kabel.

ph Massimiliano Tuveri

Abbiamo chiesto ad Alessia Caruso Fendi, direttrice di Rhinoceros Gallery, di raccontarci le peculiarità di una galleria immersa in un contesto millenario, nell’area del Velabro, tra monumenti che hanno segnato la storia di Roma. Le abbiamo chiesto come intenda guidare questo spazio in cui storia, arte, design e food si intrecciano, dando vita a nuove sfumature e contaminazioni creative.

“Il criterio che ci muove nel cercare le gallerie da ospitare e aprire collaborazioni, qui a Roma, è che siano gallerie che non abbiano mai lavorato prima in Italia, e quindi portare un punto di vista nuovo. Da Roma poi, le gallerie, escono trasformate perché l’esperienza di sei mesi aggiunge un valore al loro percorso. Nella scelta, vengo supportata da persone molto competenti: Veronica Siciliani Fendi e Cloé Perrone. Entrambe sono le persone con cui ho iniziato questo viaggio, già nel 2023, con la galleria di Francois Ghebaly, giovane gallerista americano, tenuto d’occhio dalle altre grandi gallerie perché considerato molto credibile. Poi abbiamo detto: sarebbe bello proporre, a Roma, non solo l’arte contemporanea, ma anche il design. Pensavamo ad una sorta di alternanza: arte contemporanea e design, ogni sei mesi. Nel proporre il design, abbiamo avuto la fortuna, anche attraverso la conoscenza personale di Veronica Siciliani Fendi, di trovare una galleria atipica, un laboratorio. I designer, infatti, propongono a Gallery Kreo progetti che le industrie non sarebbero disposte a realizzare e trovano, in questo caso, chi è in grado e vuole produrre pezzi in serie limitata. Gallery Kreo si comporta come una galleria di arte contemporanea, ma con il design”, ci spiega.

Immersi da tanta bellezza, ci interessa sapere in che modo Alessia Caruso Fendi si è approcciata al mondo dell’arte e quando nasce il suo interesse per la bellezza.

“E’ venuto con la famiglia, una famiglia votata al bello, all’estetica, e alla cura dei dettagli. Noi siamo nati in quella sfera. Poi è successo che mia madre (Alda Fendi, ndr), quando abbiamo venduto l’azienda, ha detto: voglio realizzare quello che era il mio sogno, qualcosa che abbia come punto centrale l’arte. Quindi ha messo in piedi la Fondazione Alda Fendi Esperimenti. La prima cosa che è capitata, che è anche il fiore all’occhiello, è il fatto di aver riscoperto i marmi della Basilica Ulpia. Per tre anni la fondazione ha finanziato gli scavi. Contemporaneamente, nasceva la voglia di fare spettacoli di arte contemporanea. Dal 2004 abbiamo fatto, ogni anno, prima di Pasqua, degli spettacoli dentro la Curia Iulia, dove si riuniva il Senato romano. Per 15 anni io sono cresciuta con questa realtà. Quando hanno raccontato a mia madre che questo immobile poteva essere preso (Palazzo Rhinoceros, ndr), tutto è avvenuto in maniera naturale e abbiamo lasciato gli spettacoli.”

Rhinoceros sorge nel punto in cui, secondo la leggenda, si arenò la culla di Romolo e Remo. E’ uno spazio che guarda al futuro, ma accoglie il passato. La galleria si inserisce nel luogo, quindi, in cui nascono i prodromi della nostra civiltà.

La famiglia Fendi è nota per aver dato prova di mecenatismo e liberalità nella città eterna attraverso restauri, l’Arco di Giano, e recuperi archeologici, Basilica Ulpia al Foro Romano. Ora, con le esposizioni di Rhinoceros, l’arte e il design si confrontano con Roma, città millenaria e senza precedenti.

“Vorremmo portare un punto di vista esterno e internazionale dentro Roma. Ci auguriamo che l’artista, a sua volta, venga trasformato da questa esperienza di sei mesi a Rhinoceros. In una zona che è l’origine di Roma. Soprattutto in un luogo di scambi, data la vicinanza al Foro Boario. A San Teodoro, per 15 anni, Fondazione Fendi ha fatto degli spettacoli di teatro contemporaneo dentro l’antico mercato del pesce degli ebrei, dove adesso il sabato e la domenica fanno il mercato. Adesso, lì hanno creato un marciapiede più grande perché c’è l’accesso al Palatino, direttamente da qui.”

Prima di passare alla mostra, lasciamo la direttrice con un’ultima battuta:

“Io non mi sento una galleria d’arte. Io ospito la visione di gallerie che vengono da fuori, ma nella mia natura non c’è l’idea di fare il gallerista. C’è il fatto di ospitare ogni sei mesi le visioni che vengono da fuori e che poi, all’interno di questo palazzo, si trasformano in qualcosa di più attuale.”

Nel panorama romano, Rhinoceros Gallery si distingue per un posizionamento non convenzionale. Non è una galleria nel senso tradizionale, né un museo; si configura piuttosto come un centro culturale da cui si irradiano liberalità e spirito mecenatistico, come dimostrano i numerosi interventi in favore dell’arte. Allo stesso tempo, rappresenta un luogo di dono, offrendo ai galleristi l’opportunità di dialogare con la città eterna. Questa visione aperta e generosa è parte integrante della vision culturale.

La mostra “Profili e gesti” a Rhinoceros Gallery in collaborazione con Galerie Kreo

La mostra “Profili e gesti”, in esposizione fino al 31 agosto 2025, è un’installazione in cui il gesto assume valore nella sua valenza millenaria e irripetibile, un movimento armonioso in grado di produrre creazioni ricercate e senza tempo. I cinque designer Marco Campardo, Pierre Charpin, Jaime Hayon, Jean-Baptiste Fastrez e Chris Kabel esplorano i linguaggi attraverso la sperimentazione materica, il sapere artigianale e una forte dimensione personale e creativa, senza condizionamenti di carattere economico o di mainstreaming, proprio come Ulisse.

ph Massimiliano Tuveri

La panca circolare di Chris Kabel, visibile all’ingresso è un esempio tangibile di questa interpretazione libera. Kabel, infatti, ha intagliato in un unico tronco d’albero un’ampia panca circolare. La seduta nasce dall’assemblaggio di diverse parti tenute insieme da un anello in metallo, senza l’utilizzo di viti o colla. Kabel mantiene così intatta la purezza del legno. Non introduce materiali estranei, anzi, ricompone le venature rispettandone l’essenza, che può quindi ancora mostrare il suo tempo, la sua storia, la sua dendrocronologia. Il paragone calzante è con Ulisse e il suo giaciglio, un oggetto che ha superato il tempo e la storia.

Così, i lampadari di Jaime Hayon assumono profili zoomorfi e rappresentano piccoli esseri che pendono dal soffitto. Assomigliano, quindi, a spiriti della casa, e sembrano compiere il gesto di proteggere da insidie e inganni: tanto per tornare ad Ulisse! Simili a custodi, invece, i vasi in ceramica bianca con inserti in mosaico di Bisazza, rappresentano volti espressivi, orecchie, occhi e cuori, vigili sentinelle aperte sul mondo.

ph Massimiliano Tuveri

Il movimento si fa linea e cerchio nelle creazioni di Pierre Charpin, opere aperte alla contemplazione e all’equilibrio della composizione. Profili armonici per gesti essenziali.

Marco Campardo impiega resina per barche per dipingere la sua panca dal profilo elegante, originata da gesti austeri, come il colore che la pervade.

Come il dio da cui prende il nome, lo specchio Apollo Mirror di Jean-Baptiste Fastrez riflette il nostro profilo. La forma classica e contemporanea richiama l’atto simbolico del guardarsi, trasformando il gesto in consapevolezza di sé.

ph Massimiliano Tuveri

Palazzo Rhinoceros e il suo contesto

E’ facile perdersi in un edificio dove tutto ci parla di storia. Rhinoceros sorge nell’area del Velabro dove nacque la prima Roma, uno scenario carico di leggende e racconti d’altri tempi.

Dal rooftop dell’edificio, è possibile ammirare un panorama che, già da sé, è un’opera d’arte. Si scorge il Tempio di Ercole, elegante struttura circolare in riva al Tevere, erroneamente interpretato come Tempio di Vesta; l’Ara Massima di Ercole, non più visibile ma inglobata nella chiesa di Santa Maria in Cosmedin; e ancora, l’Arco di Giano, opera quadrifronte che un tempo segnava l’accesso al Foro Boario. Proprio davanti l’Arco degli Argentari, su cui è possibile ammirare uno dei più interessanti racconti di spose e imperatrici romane – di cui abbiamo parlato qui. Per concludere, la chiesa di San Giorgio al Velabro, custode dei prestigiosi mosaici attribuiti a Pietro Cavallini.

La mostra “Is it sundown” alla Fondazione Alda Fendi Esperimenti a cura di Raffaele Curi

La Fondazione Alda Fendi Esperimenti, sempre negli spazi di Rhinoceros Gallery, che a questo punto si configura sempre più come un contenitore con due anime – come ha voluto definirlo Alessia Caruso Fendi – ospita la mostra “Is it sundown” a cura di Raffaele Curi. Un itinerario che si sviluppa sui piani del palazzo. Il curatore ha voluto riflettere sul senso di una società ormai in declino, al tramonto. Le citazioni alla storia di Roma e all’ultimo imperatore Romolo Augustolo, sono frequenti e assolutamente geniali. E’ interessante notare come questo accostamento si realizzi proprio nel luogo in cui ebbe inizio la storia di Roma: un racconto che si apre con un Romolo e si chiude con un altro Romolo Augustolo, deposto nel 476 d.C.

All’interno del palazzo, la mostra “Is it sundown” segue un percorso ascensionale, punteggiato qua e là dalla sagoma di David Linch sospesa al soffitto. Ad accompagnare il visitatore, le opere di Gaetano Pesce, spezzoni di film di Anthony Mann, le musiche di Steven Price, immagini della Roma classica e ritagli di giornale.

“Mia madre voleva che l’arte salisse in tutti i piani e, quando le persone che vivono negli appartamenti escono, si trovano già in un percorso artistico” conclude Alessia Caruso Fendi.

Palazzo Rhinoceros è stato restaurato dall’archistar Jean Nouvel e oggi ospita una struttura ricettiva composta da 25 appartamenti e ristorante con rooftop da cui sorseggiare un drink, tra vertigini e arte. Il senso della cura citata da Alessia Caruso Fendi all’inizio della nostra intervista, è già nel nome degli appartamenti: in ognuno di essi, infatti, è riprodotta la parola “pensiero” tradotta in diverse lingue del mondo, come segno di apertura e ospitalità.

Le mostre a Palazzo Rhinoceros sono visitabili gratuitamente: la libera circolazione nel palazzo è un punto fermo di Fondazione Alda Fendi Esperimenti.

Grazie ad Alessia Caruso Fendi per la generosità dell’intervista.

Condividi: