Le Eterobasiche sono due ragazze romane che hanno spopolato su Instagram e che fanno un ribaltamento dal genere umoristico ad un umorismo di genere.

Pirandello definiva l’umorismo come il sentimento del contrario, quello che vedi in…

una vecchia signora, coi capelli ritinti, tutti unti non si sa di quale orribile manteca, e poi tutta goffamente imbellettata e parata d’abiti giovanili […]. Avverto che quella vecchia signora è il contrario di ciò che una vecchia rispettabile signora dovrebbe essere”. (l’Umorismo, Pirandello).

In un travestitismo generazionale catapultiamo quello che avvertiva Pirandello dalla signora nel novecento in quello che le Eterobasiche fanno con i panni del genere maschile oggi, ma con la consapevolezza che le distingue dal ridicolo: l’ umorismo. Sebbene ragazze e ragazzi abbiano sempre più gli stessi maglioni e jeans, ancora un po’ si portano gli strascichi di un habitus Bourdiano in ciò che non si vede, una cultura.

Valeria De Angelis e Maria Chiara Cicolani in arte e su Instagram sono le Eterobasiche. Classe ’98 e ’97 con 210 mila follower in impennata, difficile non conoscerle, soprattutto se sei di Roma.

Nel 2021 la loro pagina era nata per prendere in giro la loro cerchia di amici maschi, maschi etero basici, quelli che in auto fanno catcalling o gli sboroni perché “se tu fai na percentuale so più e femmine che n’sanno guidà”, quelli del fantacalcio in cui si sono infiltrate con i loro personaggi passando per scommesse e calcetto a temi caldi, la festa della donna o le ragazze curvy nella moda.

Si pongono domande sul mondo LGBTQ+ senza filtri, dalla questione delle competizioni sportive, alla sessualità perché quando i due maschi-basici trovano i dildi delle loro ragazze ci si chiede se davvero anche loro hanno lo stesso bisogno fisiologico di masturbarsi. Esplorano tutto lo spettro diversity, che svetta sulla stravaganza delle manifestazioni del Pride, che per farla capire ad un maschio basic, è come la vittoria dello scudetto, “ma con in più dei diritti civili”, spiega loro una drag queen in modo semplice ma efficace.

Insomma alle Eterobasiche si aggiunge il linguaggio cafone rafforzato dal romano e la volgarità a provocare chi pensa che sulle donne “suoni male” in virtù ancora di una graziosità femminile da galateo decaduto, perché anche se interpretano uomini rimangono pur sempre donne a parlare.

Allo stadio ci vanno davvero, tifose sfegatate della Lazio, ribaltano questo primato da stereotipo di dominio maschile macho rude e rissoso, oltre che il pregiudizio che costruisce l’identikit come può essere quello del laziale fascista. E così non si indignano mimetizzate con gli etero basic quando interpretano i loro personaggi, ci entrano dentro e non mancano di oggettificarlo con cori da stadio sessisti e volgari che urlano e hanno in fissa la figa, una sineddoche comune per chiamare la nota conduttrice televisiva, inconsapevoli di utilizzare una figura retorica per definire una donna intera

Con divertimento sfaldano lo schema nel momento in cui lo riproducono, ma senza giudicarlo apertamente. 

Ecco: Noncestannopiùlefemminedenavolta una frase slogan che vale e funziona sia detta da loro come donne che da maschi basic, ma in base a chi la dice si intende l’opposto. Fa ridere e fa riflettere proprio per questo. Un detto comune in collaborazione col brand le magliette della salute, fa diventare quel di una volta un riferimento disorientato. Una miscela di passato e presente, di forme che cambiano, fa emergere l’assurdità con un sorriso: chi sono le femmine de na volta? E quelle di ora? E i maschi?

 “in ognuno di noi c’è un maschio etero basic”, dice Maria Chiara nella presente intervista in cui spiega che l’escamotage comunicativo e straniante di mettersi nei panni dei maschi li fa entrare nel vivo del dibattito, in una lotta compatta perchè il femminismo non è una questione di donne. E’ un modo per “empatizzare con loro”, continua.

Allora la risata non solo scaturisce per lo stereotipo, ma per la cosiddetta crisi del maschio. “Non vogliamo ridere dei maschi, ma ridere con loro”. Un’autoironia a incastro di uomini fatta da donne che si fanno “bro”. Anche i maschi sono vittime non libere da ruoli e, in realtà, ovviamente, hanno mille sfumature, come specifica la descrizione della loro bio di Instagram.

Queste sfumature, che intravedono l’arcobaleno, sono l’effetto del tramonto del maschio in trasformazione (cui Spallacci dedica il saggio Maschi) proprio per l’ormai socialmente riconosciuto patriarcato. Bisogna riformulare tutto. Maria Chiara sostiene che sia “importante che i maschi riconoscano la loro lotta in un mondo in cui la costruzione di una nuova identità di genere che possa andare bene anche per i maschi eterosessuali non è chiara”, dicono, facendo capire quanto la sua figura sia ancora incastrata in luoghi comuni che stanno diventando sempre più comuni, in cui anche le donne hanno pregiudizi. 

Ma essendo una linea molto delicata, allora la domanda  a cui sono state sottoposte, nasce spontanea: “In quanto comiche non esplicitare la lettura che c’è dietro i video dello stereotipo, non fa incappare il pubblico in semplificazioni e incomprensioni?

L’obiettivo è che, intanto, li rendiamo protagonisti di una rappresentazione per la prima volta fatta da parte di due donne. All’inizio pensavamo che saremmo state odiate dai maschi, e ci chiedevamo perché non si offendono? Sebbene sia chiara la satira è anche chiaro il nostro interesse e la curiosità che abbiamo per il loro mondo in cui non sono abituati a guardarsi da fuori e il cambiamento richiede tanto tempo”, risponde Maria Chiara Cicolani.

Il fatto che non ci sia un giudizio di valore permette di non farli andare subito sulla difensiva, è una strategia di coinvolgimento. Le Eterobasiche riproducono delle vignette caricaturali ma non vogliono fare moralismo, un mansplaning ribaltato al femminile. 

Dall’altra parte, però, sebbene il 50% dei maschi sia fan grazie all’essersi riconosciuto destinatario di quell’empatia e condividendo la derisione dello stereotipico, non mancano, però, fraintendimenti esposti alla critica per un sessismo al contrario. Infatti, il duo specifica in un articolo del Corriere che il commento più comune da loro ricevuto era: “Se l’avessimo fatto noi vi sareste offese”. A questo commento ribattono : “Ma non è vero. Tutta la comicità italiana fino a oggi è fatta di comici maschi che parlano delle donne e imitano le donne. A parte questo, la stragrande maggioranza si diverte anche solo commentando «so’’ io» o inoltrando il video agli amici”. E’ per questo che sicuramente l’umorismo è meno immediato da processare, ma non si può spiegare, sennò perderebbe il senso, ci si deve appellare a uno spirito

Sembra un invito alla pratica di autocoscienza femminile e femminista anche per i maschi. Non a caso anche loro stessi stanno imparando a guardarsi dentro e da fuori, almeno alcuni, notando che nel maschio alpha quella lettera è più privativa che valorizzante e, finalmente, diventano maschi beta come i The pills.

I confini si sbiadiscono sempre di più e questo allora è un bene. 

“Ma quanto c’è di vero, quanto in quello che le Eterobasiche fanno dire ai loro personaggi e quanto invece di stereotipo? Ad esempio nelle riflessioni più spigolose ad alta voce come sul tema delle donne che entrano gratis in discoteca e gli uomini invece pagano, oppure sul cognome del padre, semplificandola, dopotutto, come una vecchia convenzione perché poi, se si aggiunge quello della madre, detto alla romana, “tu bisnipote quanti ce n’ha?” (Riferendosi ai cognomi), tutti dati reali, quanta consapevolezza su quanti follower sappiano decrittare quello che c’è dietro?”

È la parte tricky del gioco che non deve cadere, se lo dicessi da donna e cadesse la maschera, non avrei modo di buttare provocazioni che la maschera del maschio mi fa dire con libertà”, chiarisce una di loro.

L’amarezza dell’umorismo di genere al contrario è efficace perché può trattare, con una leggerezza che appare banalità, tematiche di cui, però, si intravede la profondità che tocca la sensibilità dell’altro sesso. Usare il filtro dello stereotipo per non risultare discriminatorie è utile perché mette in evidenza quelle storie oltre che su Instagram.

D’altra parte però, l’impegno delle Eterobasiche non può essere nemmeno responsabilizzato al lungo processo di educazione formativa della realtà da decrittare e di cui i loro video, appunto, simpatici e scherzosi non possono farsi carico. Che le donne non paghino in virtù o, piuttosto a causa di quella mercificazione secolare a cui sono state sottoposte per cui servono per fare andare gli uomini in discoteca, è un passaggio interpretativo ulteriore e dato per scontato, forse non tutti sanno o si interrogano sul motivo che sta dietro l’entrata gratis in discoteca, e se le donne lo accettano come un privilegio e basta?

Il problema di chi è? E’ proprio farlo sembrare una comodità che rischia di colpevolizzare a loro volta la lettura. Allora bisognerebbe che le donne rinunciassero, fossero disposte a pagare la discoteca per la vittoria della libertà, pareggiarsi con l’uomo e smascherare l’ideologia che c’è dietro una pratica, ma lo farebbero davvero? Anche perchè su due piedi, lì in fila, è sconveniente. A ognuna/o la scelta e le relative conseguenze.

Le Eterobasiche lanciano la scintilla e la risata fa rimanere una questione in sospeso, anche se i follower non sono consapevoli, o almeno non tutti, il punto fondamentale è mettere sul banco il problema, come input per ragionarci, si spera. In un’epoca in cui “nse po’ dì più ncazzo”, per i temi sempre più sensibili del femminismo e del mondo LGBT+ alle prese col politically correctil senso dell’umorismo è une bella strategia secondo me, per chi è in grado di coglierlo, ma è il rischio di ogni battuta che non può essere spiegata. Il resto, ovvero chi non comprende e si sente attaccato per il fatto di incarnare lo stereotipo, impara comunque a vedersi deriso e se lo è vuol dire che qualcosa sta cambiando socialmente.

Fare leva sulle generalizzazioni, sostengono le Eterobasiche, per cui sono state criticate “è un modo per affrontare fenomeni cruciali”.

Quindi famose tutti na risata, se ci sentiamo attaccati o offesi impariamo a ricambiare con la stessa arma, ridendo e deridendo, che fa bene agli sbalzi d’umore quando la temperatura non aiuta.

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