Bowie, l’alieno. Il primo a intravederlo è Nicolas Roeg, regista psichedelico, allucinato e inconsueto. Nel ’76 gli assegna il ruolo di Newton, protagonista del film L’uomo che cadde sulla Terra (The Man Who Fell To Earth, ispirato al romanzo di Walter Tevis, del ’63), sapendo già che non ha alcun bisogno di interpretarlo: gli basta essere se stesso. Così è: si riconosce subito in Thomas Jerome Newton, dalla natura straordinaria, aggraziata, asessuata; si identifica nella sua condizione di alieno e alienato, reietto, emarginato, schiavo dei suoi disagi e delle sue dipendenze, che accoglie l’umano e lo strano, sottolineandone l’intuizione bizzarra, l’ironia e la follia solitaria. David Bowie conferma l’imprinting e lo sceglie, con un fotogramma del film, per la copertina di Low e poi di nuovo come suo ultimo alter ego, per uno spettacolo inaspettato, un musical atipico e (dis)orientante.

Nel 2015 nasce Lazarus. È il seguito ideale – musicale e teatrale – de L’uomo che cadde sulla Terra, quarant’anni dopo. Scritto insieme a Enda Walsh e diretto da Ivo van Hove, dal titolo criptico, dalla scenografia e dall’estetica essenziali, semplici – ma tutt’altro che semplicistiche – che rendono davvero protagonisti teatro e musica, attori e musicisti (con un’orchestra sul palco), racconta il volo in picchiata di un outsider catapultato in un mondo che non è il suo, alla scoperta della sua umanità. Dopo la Prima del 7 dicembre 2015 al New York Theatre Workshop, e quella europea del novembre 2016, al King’s Cross Theatre di Londra, Lazarus verrà trasmesso in esclusiva streaming su DICE.FM, dall’8 al 10 gennaio 2021.
Con una registrazione inedita di quest’ultima, con il cast originale, i produttori Robert Fox & RZO Entertainment celebrano l’anniversario della nascita e il quinto dalla morte dell’artista poliedrico. E noi, con loro.

Esploratore delle possibilità umane applicate alla musica, Bowie – che poi è Newton, che poi è Lazarus e che poi è sempre Bowie – affronta l’ignoto, dà forma e corpo all’irrazionale e mette in scena uno spettacolo al limite della frammentarietà, tenuto insieme da diciotto brani della sua produzione musicale – tra questi, Lazarus, anche in ben intessuti al ritmo drammaturgico. Attento conoscitore del mestiere scenico grazie a Kemp, con quest’ultima opera che testimonia la sua eredità, insiste ancora sul movimento. Il linguaggio del corpo, con la gestualità, si rivela fondamentale nel marcare le parole, rafforzando i dialoghi: seguendo una logica apparentemente irrazionale e personalissima, mima la psicosi delirante di Newton (un Michael C. Hall capace di interiorizzare l’attorialità bowieiana, distaccandosene) che affronta la vita, la ripercorre, andando, infine, incontro alla morte. 

David Bowie, in ultimo, sceglie la via del teatro. Con Lazarus – unico grande contenitore che racchiude la sua arte intera e le sue fragilità, universali – in una realtà parallela e visionaria, in una dimensione concretamente allegorica – narra la (sua) storia, al di là del tempo e dello spazio, rendendoci tutti spettatori del suo dramma

Se fosse il 1972, si preparerebbe ad andare in scena The Christmas Ziggy Stardust Tour, quando Bowie chiese al pubblico di portare dei giocattoli che poi sarebbero stati distribuiti ai bambini più poveri: il foyer del Rainbow Theatre venne invaso da doni di ogni tipo. Invece è il 2020-21, e qualsiasi rappresentazione sembra una chimera. Vorrei riflettere di nuovo, adesso ancor di più, insieme a Walsh, come quando l’ho incontrato e intervistato a Londra (mentre scrivevo Lazarus. Il senso di Bowie per il teatro, che riporta la conversazione), sulla potenza e la funzione sociale tangibile del teatro, ricordando proprio l’iniziativa di Ziggy. In questo tempo pestifero, orwellianamente distopico, bisognoso di aggregazione e proposte simili, torna il messia lebbroso, tra stravaganti contraddizioni e lucide antitesi. L’ultimo incantesimo del Duca Bianco si rivela, anche cinque anni più tardi, un calzante e perfetto coup de théâtre. Un testamento artistico, un addio alle scene imprescindibile, un commiato, una liberazione e una celebrazione necessari, che lasciano ancora e sempre senza fiato. Ribaltando, però, il finale e dando vita a un nuovo inizio: Bowie, l’umano.

This way or no way
You know, I’ll be free

LAZARUS – Michael C. Hall (Newton), Sophia Anne Caruso (Girl) – photo by Johan Persson

LAZARUS
David Bowie & Enda Walsh
Esclusiva streaming su Dice.fm 
Biglietti acquistabili qui
Streaming disponibile per tre esibizioni in più fusi orari (GMT, AEDT, EST, PST, CST):
Venerdì 8 gennaio, ore 20.00  – nascita di David Bowie
Sabato 9 Gennaio, ore 20.00
Domenica 10 Gennaio, ore 16.00 – quinto anniversario della morte di David Bowie

Regia: Ivo van Hove
Con: Michael C. HallSophia Anne Caruso
Produzione: Robert Fox & RZO Entertainment

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