Romaeuropa Festival 2023: 5 spettacoli per orientarsi nella geografia delle arti contemporanee
La 38ma edizione del Romaeuropa Festival va in scena dal 6 settembre al 19 novembre per tracciare una cartografia del presente.
La 38ma edizione del Romaeuropa Festival va in scena dal 6 settembre al 19 novembre per tracciare una cartografia del presente.
Geografia delle arti è il titolo della 38esima edizione del Romaeuropa Festival che, nel 2023, all’insegna delle collaborazioni internazionali che da sempre lo contraddistinguono, traccia una cartografia del presente, con più di 500 artisti da oltre 35 Paesi del mondo per 90 spettacoli diversi, diversi progetti e 300 aperture di sipario.
Dal 6 settembre al 19 novembre, il pubblico romano incontra sguardi, accoglie visioni che arrivano da luoghi differenti e che costituiscono un mosaico delle arti, tra musica, teatro, danza, digital e kids.
Al centro di questa mescolanza artistica, un repertorio contemporaneo italiano, focus sull’elettronica internazionale e spazi per la sperimentazione nel teatro musicale.
L’opening è un invito ad esplorare la bellezza creata dall’essere umano e, come d’abitudine, apre la danza: il 6 e il 7 settembre (Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Cavea) il coreografo Sidi Larbi Cherkaoui, insieme a 18 interpreti del Ballet du Grand Théâtre de Genève, mette in scena Ukiyo-e, una sontuosa coreografia immaginifica rivolta al Giappone, in cui composizioni contemporanee si fondono ai suoni della tradizione, interpretati dal maestro dei Taiko, Shogo Yoshii.
Raccoglie poi il testimone Anne Teresa De Keersmaeker, icona della danza internazionale. L’11 settembre (Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Cavea) riporta al REF la sua storica compagnia Rosas, presentando la nuova produzione EXIT ABOVE – after the tempest: un inedito confronto con le radici della musica pop occidentale in un viaggio che, partendo dal blues del Mississippi, approda alle composizione di Franz Schubert. Al cuore di questo dialogo, un gesto primordiale: il camminare, vagare, marciare, isolarsi e ritrovarsi uniti in un gruppo di persone, per muoversi assieme.
Jeff Mills, Jean-Phi Dary e Prabhu Edouard con Tomorrow Comes The Harvest, il 12 settembre (Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone – Cavea), inaugurano i percorsi dedicati alla musica elettronica del REF2023.
Leggenda della musica internazionale e rappresentante della techno di Detroit nel mondo, Jeff Mills prosegue il percorso inaugurato nel 2018 insieme al pioniere dell’Afrobeat Tony Allen, scomparso nel 2020.
Tre luminari provenienti da mondi musicali differenti e appartenenti ad altrettante tradizioni, si cimentano in un rituale musicale dedicato all’ignoto, ai ritmi che fanno battere il cuore, alle sonorità che invitano a trascendere la realtà.
Imperdibile Lo zoo di vetro (The Glass Menagerie) di Tennessee Williams, spettacolo teatrale in scena in prima nazionale il 23 e 24 settembre al Teatro Argentina, con la regia di Ivo van Hove (regista belga, tra le altre, della messa in scena originaria di Lazarus, di David Bowie e Enda Walsh).
Isabelle Huppert interpreta il ruolo di Amanda. La pièce, ambientata in uno spazio sotterraneo e terroso, con un cast d’eccezione, scava nel testo drammaturgico, indagando il ricordo e la memoria, il loro essere conforto e limite, tana e confine.
Non è possibile, poi, non prendere parte a Tempest Project, omaggio a Peter Brook, in scena dal 26 settembre al 1 ottobre (Auditorium): a un anno dalla sua scomparsa (Parigi, 2 luglio 2022), il Romaeuropa Festival omaggia il maestro britannico, tra le figure più emblematiche e rivoluzionarie della storia del teatro contemporaneo e tra gli artisti che hanno segnato il percorso del festival stesso.
Ultima rivisitazione del celebre testo shakespeariano, pregno – non a caso? – di eredità, Tempest Project, sembra condensare proprio le estetiche e le pratiche care al regista inglese.
«La tempesta è un enigma, è una favola in cui nulla sembra poter essere preso alla lettera e se rimani in superficie la sua qualità nascosta ti sfugge – ha scritto Brook nelle note di regia insieme alla regista, drammaturga e sua assistente Marie-Hélène Estienne. Una parola che ricorre molto spesso nella commedia è la parola “libertà” e come sempre con Shakespeare la parola non è usata in modo ovvio, diventa una suggestione che riecheggia in tutta la pièce come un’eco. Calibano vuole la sua libertà, Ariel vuole una libertà ancora differente e Prospero deve liberarsi dal compito che si è prefisso, la vendetta e tutto ciò che ne consegue e che gli impedisce di essere libero».
The Tempest Project si rivolge proprio alla libertà, condensando in una spazio semplice e ugualmente potente (tipico lessico scenico di Brook) cinque interpreti di differenti nazionalità per aprire il senso del testo alla ricerca del mistero racchiuso in questo concetto, del valore universale.
Romaeuropa Festival oltrepassa confini fisici e temporali, confermandosi luogo di incontro e condivisione. Ancora una volta, un festival di ampio respiro e larghe vedute che si ripete nel tempo e resta irripetibile a ogni sua nuova stagione.