“Sarabanda” di Bergman: il teatro che riscrive la vita (e la morte)
L'ultimo capolavoro di Bergman, "Sarabanda", debutta al Teatro Mercadante di Napoli. Un'anatomia spietata delle relazioni umane.

L'ultimo capolavoro di Bergman, "Sarabanda", debutta al Teatro Mercadante di Napoli. Un'anatomia spietata delle relazioni umane.

Ha debuttato il 7 gennaio 2025 al Teatro Mercadante di Napoli Sarabanda, l’ultima opera di Ingmar Bergman, in un adattamento teatrale firmato da Roberto Andò.
Sebbene concepita per il cinema, Sarabanda si presta con naturalezza alla trasposizione teatrale, grazie alla sua struttura dialogica e all’intensità emotiva che la caratterizza.
In scena, un cast di attori di primo piano: Renato Carpentieri, Alvia Reale, Elia Schilton, Caterina Tieghi, danno vita ai personaggi di questo dramma che, a trent’anni di distanza da Scene da un matrimonio, torna a esplorarne le relazioni, ormai profondamente segnate dal tempo e dall’amarezza.
«Pensavo che tu mi stessi chiamando»
Marianne, spinta da questa chiamata, intraprende un viaggio non solo fisico ma anche interiore, alla ricerca di risposte e forse di una nuova comprensione di sé stessa e del suo rapporto con Johan. Nonostante siano passati trent’anni e non ci siano stati contatti, tra Marianne e Johan persiste un legame invisibile, un filo sottile che li tiene uniti.
Questo sentire la necessità dell’altro a distanza è un elemento ricorrente nelle opere di Bergman, che esplora la complessità delle relazioni umane e le connessioni profonde che possono persistere anche a dispetto del tempo e della distanza. Come un moderno anatomista dell’animo umano, Bergman seziona le dinamiche familiari, mettendo a nudo le fragilità, i rimpianti e i rancori che si celano dietro la facciata della rispettabilità borghese.
La sua scrittura, lucida e spietata, ricorda per certi versi quella di Milan Kundera, soprattutto quello del periodo praghese, in cui il cinismo e la disillusione permeavano le sue opere.
In Sarabanda, questo cinismo raggiunge il suo apice, delineando un ritratto desolante dell’esistenza umana, in cui l’angoscia e la solitudine dominano incontrastate. Le relazioni, private di ogni illusione romantica, si basano sulla capacità di mettersi a nud*, di mostrare la propria vulnerabilità senza filtri.

Sarabanda è un’opera testamentaria, in cui Bergman condensa le riflessioni di una vita intera sul senso dell’esistenza e sulle contraddizioni dell’amore. Attraverso dialoghi serrati e silenzi carichi di significato, il regista svedese ci conduce in un viaggio negli abissi dell’animo umano, esplorando temi universali come la morte, la vecchiaia e il peso del passato.
La musica, elemento fondamentale nell’opera di Bergman, assume in Sarabanda un ruolo chiave. Il titolo stesso rimanda alla danza barocca, lenta e solenne, che scandisce il ritmo delle relazioni e allude alla loro natura ciclica. Le musiche originali di Pasquale Scialò, ispirate alle composizioni di Johann Sebastian Bach e Paul Hindemith, contribuiscono a creare un’atmosfera sospesa e malinconica, in cui le parole e i gesti dei personaggi risuonano con maggiore intensità.
Lo spettacolo, come sottolinea Roberto Andò, offre al pubblico l’opportunità di confrontarsi con i grandi temi che ci assillano da sempre.
Sarabanda è un’opera che scuote le coscienze, che ci interroga sul senso della vita e sulla natura delle nostre relazioni, invitandoci a riflettere sulla nostra condizione umana, con tutte le sue contraddizioni e fragilità.
Nonostante il pessimismo di fondo, Sarabanda non è priva di momenti di toccante umanità. La tenerezza di un abbraccio, la capacità di ascolto e di perdono, la nostalgia per un amore perduto: sono questi i bagliori di luce che emergono dal buio, ricordandoci che anche nell’abisso della disperazione è possibile trovare una forma di redenzione.

Dopo il debutto nazionale al Teatro Mercadante di Napoli (7-19 gennaio), Sarabanda sarà in scena nelle seguenti città:
Per approfondire:
