(English translation below)
I musei hanno un ruolo centrale nel proporre soluzioni a problemi societari. L’individuo si lascia ispirare dalle mostre, ne trae spunto per iniziative e stili di vita. Nel contesto di una crisi climatica che si aggrava ogni giorno, la House of European History di Bruxelles propone la mostra Throwaway, una mostra temporanea che durerà fino al prossimo 24 gennaio e che include una piattaforma digitale, una pubblicazione e un programma di attività.

Per la durata dell’ultimo anno, il museo ha conservato tutti i rifiuti prodotti dall’istituzione culturale, eccetto i rifiuti organici. Custodire i propri rifiuti per un lungo periodo ci fa riflettere su quanto usiamo, e sul fatto che il buttare via, è sempre buttare da qualche parte.

Spesso, come racconta la mostra, è buttare in casa altrui. Con queste premesse, la mostra rivela tradizioni e comportamenti rispetto ai rifiuti dei vari Stati membri dell’Unione Europea, e invita il pubblico a dialogare sul come andare avanti.

Relazione tra società e rifiuti

Per capire la relazione attuale tra la società e i suoi rifiuti, dobbiamo andare indietro nella storia: in Europa, l’iper-utilizzazione dei rifiuti comincia con la rivoluzione industriale, un periodo di grande produzione nella quale tutti i materiali, pure fino agli escrementi di cavallo, erano concepiti come fonti di profitto. In quegli anni, molti popoli europei consideravano i rifiuti come un simbolo di sviluppo, di progresso e d’innovazione.

Nel processo di raccolta dei rifiuti erano soprattutto impiegati e classi di basso ceto, che lavoravano in condizioni povere e non dignitose. Oggigiorno, coloro che si occupano della raccolta e dei processi di differenziamento tra vari materiali, sono supereroi, ingegneri delle nostre strutture economiche ai piedi della piramide dei vari piani di sostenibilità.

La pandemia da colera del 1831 porta con sé miglioramenti rispetto all’igiene pubblica, ma anche molti dubbi e ansie nel riuso dei rifiuti per i cittadini europei. Piano piano, la concezione pubblica dell’utilità dei rifiuti comincia a diminuire.

Poi, in periodi di crisi come la Grande Depressione o le due Guerre Mondiali, l’attenzione si rivolge di nuovo ai prodigi del riciclaggio. In alcuni casi, con obiettivi positivo, in altri, terrificanti.

Tra gli orrori pianificati dalle forze naziste, ricordiamo i campi di concentramento nei quali lavoratori erano costretti a ordinare in condizioni mostruose la spazzatura poi riutilizzata dai loro assassini.

Questi sono solamente alcuni esempi della storia dei rifiuti attraverso gli anni; oggi, i rifiuti, come argomenta Walter Benjamin, sono elementi chiave per l’interpretazione della nostra storia, quasi come fossili riassemblati, riordinati.

Sin dall’ultimo secolo, il libero mercato domina la vita degli europei con un modello di iperproduzione basata sulla normalizzazione del buttar via per poi produrre, e consumare, di più.

L’esporto dei nostri rifiuti sui continenti africani e asiatici, e l’impatto climatico di questo nuovo stile di vita per molti, hanno già dimostrato la propria natura orrifica e ingiusta. La nostra Terra va nutrita, e noi, in quanto ospiti dei suoi forti venti e delle sue fiere montagne, nel contesto di una crisi climatica globale, dobbiamo imparare a riutilizzare i nostri rifiuti, per consumare meno, e riusare ciò che già possediamo.

ENGLISH VERSION

Throwaway: an exhibition in Brussels that reveals the hidden history of waste in Europe

Until January 24, the House of European History in Brussels is hosting the Throwaway exhibition, to bring to light the hidden history of waste in Europe with its significance as indicators of social change.

Museums have a central role in proposing solutions to societal problems. Individuals can be inspired by exhibitions; they can draw inspiration from them for initiatives and ways of life. In the context of a climate crisis that is getting worse every day, the House of European History in Brussels presents the exhibition Throwaway, a temporary exhibition that will last until January 24th and which includes a digital platform, a publication, and a program of activities.

For the duration of the last year, the museum has kept all the waste produced by the cultural institution, except for organic waste. Keeping one’s waste for a long time makes us reflect on how much we use, and on the fact that throwing away is always throwing away somewhere.

Often, as the exhibition recounts, it is throwing in someone else’s house. With these premises, the exhibition reveals traditions and behaviours with respect to waste in the various member states of the European Union and invites the public to discuss how to move forward. To understand the current relationship between society and waste, here is a small summary of the story:

In Europe, the overutilization of waste begins with the industrial revolution, a period of great production in which all materials, even down to horse excrements, were conceived as sources of profit. In those years, many European peoples considered waste as a symbol of development, progress and innovation.

In the waste collection process, mainly lower social classes were employed, who worked in poor and undignified conditions. Nowadays, those who deal with the collection and the processes of differentiation between various materials are superheroes, engineers of our economic structures at the foot of the pyramid of the various sustainability plans.

The cholera pandemic of 1831 sparked improvements in public hygiene, but also many doubts and anxieties in the reuse of waste for European citizens. Slowly, the public conception of the usefulness of waste begins to decline.

Then, in times of crisis such as the Great Depression or the two World Wars, attention turns again to the wonders of waste reuse. In some cases, with a positive aim, in others, terrifying. Among the horrors planned by the Nazi forces, we remember the concentration camps in which workers were forced to sort garbage, which was then reused by their killers, in monstrous conditions.

These are just a few examples of the history of waste through the years; today, waste, as Walter Benjamin argues, are key elements for the interpretation of our history, almost like reassembled, rearranged fossils. Since the last century, the free market has dominated the lives of Europeans with a model of hyperproduction based on the normalization of throwing away to then produce and consume more.

The export of our waste to the African and Asian continents, and the climate impact of this new way of life for many, has already demonstrated its horrific and unjust nature. Our Earth needs to be fed, and we, as hosts of its strong winds and fierce mountains, in the context of a global climate crisis, must learn to reuse our waste, to consume less, and recycle what we already have.

Condividi: