La musica, da sempre, è uno strumento potentissimo di comunicazione, e Spotify ne è la conferma. Tanto che la nostra founder, Eugenia Romanelli, inserì la musica come materia nel suo corso alla Facoltà di Scienze della Comunicazione de La Sapienza, riuscendo, complice l’allora Preside Mario Morcellini, a fare aprire per la prima volta nella storia di una delle Università più antiche del mondo, le aule di domenica, per ospitare concerti al posto delle consuete lezioni frontali.

Ebbene, questo senso che Romanelli dava alla musica già nel 2014, è lo stesso che ha ispirato l’idea di aprire un account ReWriters su Spotify, di fatto il primo progetto movimentista sulla piattaforma di distribuzione musicale più importante del mondo. “Grazie all’incontro con il giornalista e critico musicale Lorenzo Tiezzi e a Nu-Zone, il curatore di playlist più autorevole sulla scena contemporanea – spiega Romanelli – è nato ReWriters Playlist, una sorta di base sicura per ascoltatori riscrittori, ossia persone che aderiscono al nostro Movimento Culturale e al nostro Manifesto, spiriti liberi e anticonformisti, impegnati a trasformare il veleno di questa epoca in medicina per quella che verrà, sperando con forza e responsabilità di riuscire a lasciare in eredità ai nostri figli un mondo migliore: inclusivo, sostenibile, pluralista, progressista, non violento, anti sessista, LGBTQI+ friendly”.

Come pure Treccani, che ha dedicato una playlist alle canzoni italiane in cui, ogni settimana, si sceglie una parola da una canzone per illustrarne il significato attraverso le definizioni della grande Enciclopia Italiana, anche ReWriters fa un passo oltre quella che già si sta affermando come nuova tendenza planetaria del marketing, per usare la musica come leva per veicolare, attraverso le emozioni e le suggestioni musicali, contenuti di spessore: “La frontiera di ultima generazione del marketing musicale – spiega il dj producer Sergio “Sygma” Marini di Nu-Zone – si identifica con la nuova figura del curatore di playlist per Spotify (ed a breve anche Apple Music, ma siamo certi che tutte le piattaforme, presto, avvieranno format analoghi), un nuovo mestiere a tutti gli effetti che deve avere la capacità di veicolare l’attenzione del pubblico presente sulla App. Una sorta di ‘influencer’, un po’ genio del marketing, un po’ brand manager e un po’ critico musicale”.

Totalmente differente da quanto, seppur assonante, già conosciamo nel settore, la playlist Spotify non è come una playlist radiofonica e neppure si può considerare simile alla vecchia compilation. Questo nuovo prodotto di entertainment, infatti, consiste in un concept studiatissimo, dalla piccola foto al titolo e alla descrizione della playlist, diventando una vera e propria forma di comunicazione. Associare una selezione musicale a un marchio sta diventando fondamentale per promuovere non solo la musica che, spesso, non avrebbe altro modo di emergere, ma anche i valori associati a un marchio. Il passo avanti che fa ReWriters – continua Marini – è mettere questa nuova figura professionale al servizio non di un marchio ma di un Manifesto culturale. Una vera innovazione, capace di sfruttare la potenza di un colosso come Spotify, le nuove frontiere del marketing, il linguaggio universale della musica, per sviluppare valore immateriale con una ricaduta imprtante in termini socioculturali.

Musica come tone of voice di un progetto, dunque, come contesto emotivo: “La musica – continua Tiezzi – è in grado di trasformare stati d’animo, ispirare progetti e idee, ‘guidare’ le emozioni: per questo è efficace per creare un legame empatico con chi ci legge, per rafforzare la relazione con la massa critica che si muove intorno al Manifesto ReWriters. Sulla playlist di ReWriters si possono ascoltare i mood dei blogger che si leggono sulla testata digitale o i magbooker che firmano i pezzi sul Mag-Book cartaceo mensile, e la stessa cosa possono fare gli autori, ascoltando le playlist dei loro lettori, attraverso un dialogo non più solo intellettuale ma metalinguistico, basato su scambi e connessioni emozionali”.

Infatti chiunque può mandare la propria playlist (minimo 30 brani) a Tiezzi (playlists@rewriters.it) e contribuire a creare la voce, il mood di ReWriters e del suo Manifesto in note: “Un linguaggio dicevo – continua Tiezzi – non verbale ed alto impatto emotivo per trasmettere l’aspetto creativo dei temi su cui ci impegnamo ogni giorno”.

Un progetto unico nel suo genere, del tutto movimentista e partito dal basso: “Tra i nostri playlister – spiega Tiezzi – i nostri blogger e mag-booker, ma anche special guests: si spazia dalla playlist di Eugenia Romanelli, Sexy Life, sospesa tra pop e malinconia, a FirEs della mental trainer Ottavia Capparuccini, che mette insieme musica classica e sperimentazione, da Sound Proofing di Arianna Porcelli Safonov, che punta su indie, elettronica e brani pop sperimentali, a Sensitivity di Vera Risi, condirettore di ReWriters Magazine, o Cerco emozioni del giornalista e critico musicale Stefano Bonagura, fino alle Dj Guest Selection di Tommy Luciani e del suo dolce reggaeton, di Mitch B. e delle sue cover per l’aperitivo perfetto, di Dario Piana, pieno di ritmo, black e non solo. E naturalmente tante altre playlist tematiche, dedicate a generi musicali: The Perfect Ballad e The Perfect Riff, ad esempio, esplorano l’energia e la malinconia del rock, mentre Battleship Galactica è un viaggio elettronico interstellare, e High Energy spinge forte sul ritmo. C’è spazio ovviamente anche per selezioni inusuali: Italian Grooves parte da Carosone e, passando per i due Lucio (Dalla e Battisti), arriva a Enzo Carella e oltre”.

In arrivo su Spotify tante altre playlist, da quella di Carlo Massarini a David Riondino, da Sora Cesira a Cristina Bowerman, per la cena perfetta. L’account è appena nato ma in una sola settimana le varie playlist vantano già centinaia di followers riscrittori: “La nostra mission è perfettamente in linea con ReWriters – spiega Nu-Zone, progetto legato ad un buon numero di professionisti del settore, dalla società editoriale Pa74Music al dj producer Sergio Sygma Marini e tanti altri collaboratori – la musica è da anni in crisi, la pandemia ha dato un colpo di grazia ad un settore moribondo… per ripartire occorre seminare del nuovo, abbracciare una nuova mentalità, creare la nuova zona dove la musica abbia un po’ meno dipendenza dal marketing fine a sé stesso ed un po’ più di spazi aperti a chi ha talento e riesce ad impegnarsi per metterlo a frutto”.

Foto di whoalice-moore

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